Si ammala e l’Inps gli toglie la Naspi: Michael vince la causa dopo un’odissea lunga cinque anni

La vicenda risale al lockdown: l’istituto aveva ritenuto incompatibile l’indennità di disoccupazione con quella legata alle sue condizioni di salute. Il barista di Aquileia resta in attesa di ricevere parte del rimborso

Francesca Artico
Michael Malvich nelle vesti di barista ad Aquileia
Michael Malvich nelle vesti di barista ad Aquileia

«Mai mollare quando si crede nelle proprie ragioni, anche quando di fronte ci si trova la pubblica amministrazione». È questo il messaggio che vuole lanciare Michael Malvich, rendendo pubblica la sua vicenda, una storia che lo ha portato, dopo cinque anni di “battaglie”, a vincere la causa nei confronti dell’Inps, anche se, come afferma lui stesso, «per certi versi non è ancora finita».

Micheal, che di professione fa il barista ad Aquileia, cittadina in cui vive, ha la sfortuna di ammalarsi mentre si trova in disoccupazione: siamo in pieno Covid. A novembre 2019, infatti, al termine di un lavoro stagionale, inizia a percepire il sussidio di disoccupazione, meno di 700 euro mensili. A dicembre si ammala gravemente. Rischia la vita per un’infezione polmonare.

Dopo vari interventi all’ospedale di Trieste, i dottori gli dicono che ha diritto a un’indennità da 200 euro al mese per quella malattia. Per l’Inps le due indennità sono incompatibili: viene bloccata così la Naspi (indennità mensile di disoccupazione per lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno perduto involontariamente il posto di lavoro). Siamo in pieno lockdown e i momenti non sono facili. Michael si ritrova senza sostentamento, ma non solo, con l’istituto previdenziale che gli chiede il rimborso di quanto versato fino a quel momento: quasi tremila euro. A quel punto non si lascia intimorire e, certo di avere ragione, sceglie di andare in tribunale, convinto di come lo Stato, oltre a non riconoscergli le indennità spettanti, gli stia chiedendo indietro i soldi che gli spettano.

«Dopo quattro anni di empasse – racconta Micheal –, nell’aprile del 2024 il giudice del lavoro mi dà completamente ragione costringendo l’Inps a pagare anche le spese legali, quindi con un maggiore esborso per l’istituto. Purtroppo – sottolinea – avanzo ancora una somma, che non è esorbitante, ma che per me ha una certa importanza. Ho contattato gli uffici dell’Inps per sapere quando mi verrà restituita: mi hanno risposto che ho ragione, ma che la situazione è oggetto di studio all’interno degli uffici, in quanto si tratta di una vicenda complessa. Per me non ha nulla di complesso: è tutto chiaro e questa somma mi è dovuta. Resto in attesa».

Una vicenda giudiziaria, quella di Micheal Malvich, che non ha ancora scritta la parola fine dopo tanti anni: quattro, anzi cinque ormai, spesi a far valere i propri diritti, ma lui, che dopo la malattia si è subito rimesso al lavoro, non molla e con determinazione e coraggio lancia il suo messaggio, che è quello di non mollare mai se si crede nei proprio diritti, anche quando la parte avversa è la pubblica amministrazione. Lo fa nonostante sia ancora in attesa di parte di quegli arretrati che gli spettano. 

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