Maltempo, un mese dopo. Dal porto di Trieste un aiuto alla Carnia: «Siamo qui per voi»
Forni Avoltri, Centro Federale “Carnia Arena”. Scendiamo dall’auto e al rumore delle seghe in sottofondo si confonde un dialetto che qui in Carnia, in mezzo a gente impegnata a sistemare la pista dei biatleti, non ti aspetti.
Ad affannarsi in mezzo al bosco c’è un nutrito gruppo di triestini, lavoratori dell’Autorità portuale che hanno deciso di andare in soccorso della Carnia. «Abbiamo sentito alla televisione quel che stava succedendo qui a causa del maltempo e ci siamo chiesti: fosse accaduto a noi, cosa vorremmo? Abbiamo deciso così di venire quassù, a dare una mano. Siamo andati dai vertici dell’autorità portuale chiedendo di avere una licenza per assentarci dal lavoro e in cambio invece abbiamo ottenuto a sorpresa che presidente e direttore ci hanno mandato qui al lavoro, “distaccati in Carnia finché ce ne sarà bisogno».
La montagna non si spezza: il nostro speciale multimediale a un mese dall'alluvione
Parla uno dei tanti lavoratori arrivati a Forni Avoltri ormai oltre due settimane fa. Nome? «Nessuno» rilancia il lavoratore. «Mi basta precisare che vengo da Trieste e dimostrare così una volta per tutte che in questa regione non c’è poi quella gran divisione di cui si favoleggia. Il Friuli ha bisogno e noi siamo qui». Parla di Stefano Badodi (non ce ne voglia). È lui a coordinare il gruppo di colleghi che sta lavorando al Carnia Arena, in tutto una ventina di persone con le più diverse specializzazioni.
Ci sono falegnami, idraulici, elettricisti, autisti in grado di condurre mezzi pesanti. «Tutto ciò che serve per essere autonomi ed efficaci», aggiunge il triestino ringraziando ancora una volta della possibilità il presidente dell’Autorità portuale di Trieste Zeno D’Agostino e il segretario generale Mario Sommariva.
La prima settimana è servita a disboscare, a togliere dalla sede della pista di biathlon i tronchi degli alberi falciati dal vento. «Hanno fatto un lavoro eccezionale» assicura Manuele Ferrari, il vicesindaco di Forni Avoltri, che in queste settimane ha fatto di tutto per portare all’attenzione di istituzioni e media il comune, inizialmente - parola sua - dimenticato. A sorpresa hanno risposto il porto di Trieste e i suoi lavoratori che arrivati a Forni hanno iniziato dai lavori di fatica. «Tanto per capirci, in alcuni tratti di pista liberare 40 metri è costato sei ore di lavoro», racconta ancora Badodi, che sul volto e le mani, uniche parti esposte alle intemperie, porta i segni del freddo e della fatica.
Ci ripariamo al coperto. Un caffé lo beve volentieri Stefano, nel locale al Biathlon che per lui e i colleghi è diventato come una seconda casa. Tanto che insieme alle titolari, Anna ed Erica, i lavoratori progettano il menù della sera. Un giorno polenta. L’altro gamberi, direttamente (ovvio) dal porto giuliano. Dopo due settimane, le ore regalate alla comunità di Forni Avoltri dai dipendenti dell’Autorità portuale non si contano più, «ma c’è ancora tanto da fare», assicura Badodi.
Vanno sistemate le casette adibite alla sciolinatura dell’attrezzatura, che il vento ha compromesso, va messa in sicurezza la sala pompe per l’innevamento, che nel frattempo è stata liberata dall’acqua, vanno ripulite le caditoie, ridata luce dove non c’è ancora, in generale va rimessa in sesto la pista così che possa essere innevata. Appena due settimane fa sembrava impossibile. Grazie all’armata triestina l’obiettivo è invece a portata di mano: «Potremo procedere all’innevamento e all’apertura dell’Arena in tempo per l’avvio della stagione invernale», conclude Ferrari che per contro si prepara a restituire almeno in parte il favore. «Regaleremo a Trieste l’albero di Natale. Un abete scelto tra i tanti abbattuti dal maltempo che farà bella mostra di sé davanti alla stazione Marittima. Abbiamo già preso contatti con l’amministrazione comunale e con l’autorità portuale per trasferire la pianta all’inizio di dicembre, sarà un bel momento di fratellanza». Preceduto sabato scorso dall’open day organizzato dall’Autorità portuale per le famiglie dei suoi lavoratori ma esteso, viste le circostanze, a quelle di Forni Avoltri, segno ulteriore di una complicità insospettabile tra il Friuli e Trieste, che nei momenti del bisogno si svela invece con forza e determinazione. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto