Maltempo, un mese dopo. La proposta dei sindaci: «Aiutateci a rinascere, collaboriamo per le olimpiadi del 2026»

I primi cittadini di Sappada e Forni hanno già inviato la loro "candidatura" in una lettera indirizzata al presidente del Coni Giovanni Malagò. L'idea è quella di agganciarsi al treno di Milano e Cortina per dare nuova linfa alla montagna ferita dall'alluvione

Rinascere attraverso lo sport. È accaduto tante volte nella storia recente come quando Gino Bartali nel 1948 vinse al Tour de France, il giorno dopo l’attentato a Palmiro Togliatti, scongiurando la guerra civile, o come quando, in tempi ben più recenti, le Olimpiadi invernali 2006 hanno dato la spinta decisiva al rilancio economico e turistico di Torino.

La montagna non si spezza: il nostro speciale multimediale a un mese dall'alluvione

Di esempi ce ne sarebbero tanti, ma bastino questi a ricordare quale straordinario potere di rinascita, sia morale che materiale, abbia lo sport nel corso dei tempi.

Non stupisce quindi che in parallelo all’attività di manutenzione straordinaria resasi necessaria dopo l’alluvione, anche sul centro federale “Carnia Arena”, il Comune di Forni Avoltri abbia pensato di agganciarsi al treno della candidatura olimpica di Cortina-Milano offrendo al presidente del Coni, Giovanni Malagò, proprio il centro federale di Biathlon, oggi martoriato dal maltempo ma pronto a rimettersi in pista al più presto possibile.

«Attraverso lo sport olimpico potremo rinascere definitivamente», scrivono il sindaco di Forni Avoltri, Clara Vidale, il suo vice e promotore della candidatura Manuele Ferrari e ancora il primo cittadino di Sappada, Manuel Piller Hoffer.

La missiva è una lettera aperta, rivolta a tutti i possibili sostenitori della candidatura di Forni Avoltri, paese che di tragedie nella sua storia ne ha superate davvero tante.

Le ricorda una a una la missiva. Dall’alluvione del 1966 al terremoto del ’76 per arrivare all’eccezionale evento calamitoso del 2008 fino all’ultimo di un mese fa.

«Ce la faremo anche stavolta» promettono gli amministratori locali appellandosi ai tanti possibili interlocutori: «Aiutaci a rinascere anche tu attraverso la candidatura olimpica “Milano-Cortina 2026”, designando la nostra località come sede di gare per la disciplina del biathlon», è lo slogan.

Ferrari ricorda la vocazione del territorio, snocciola i nomi di grandi campioni cresciuti a queste latitudini, da Fides Romanin a Giorgio e Manuela Di Centa, da Gabriella Paruzzi ad Alessandro Pittin, da Lisa Vittozzi a René Cattarinussi. «Sappiamo che l’impresa è quasi impossibile, che ci sono grandi centri come Anterselva o la Valtellina che hanno ottimi impianti già pronti, ma per la Carnia, per un territorio messo ancor più in difficoltà dalla recente alluvione, l’Olimpiade sarebbe un’occasione irripetibile. Metterebbe in moto un circolo virtuoso di investimenti, lavoro per le imprese, turismo, visibilità internazionale», dice Ferrari.

L’impianto ha trent’anni e andrebbe ovviamente rispolverato. Costo? «Quattro, cinque milioni», ipotizza il promotore della candidatura «ma pensiamo che iniettate sulla montagna, queste risorse avrebbero un effetto moltiplicatore».

Del resto, il necessario c’è già come ben illustrato nella proposta di candidatura che è già stata inviata al Coni.

Ci sono le sedi degli allenamenti: la pista di fondo a Sappada, la pista Pian di Casa a Pradibosco (Prato Carnico), quel che resta della pista Laghetti di Timau (Paluzza), la pista Tagliamento di Forni di Sopra e la pista Zoncolan.

E poi c’è già la sistemazione logistica, il “villaggio olimpico”, che potrebbe essere ospitato al “Bella Italia Village (ex Getur) di Piani di Luzza, distante appena 500 metri dal Carnia Arena, forte di mille posti letto e di piscina, sauna e bagno turco.

Sistemati lì gli atleti, a turisti, ospiti e spettatori resterebbero tutte le strutture alberghiere di Forni Avoltri, Sappada e la Carnia. Lanciata la proposta, ai fornesi non resta che aspettare. E sperare.

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