Mancano addetti? I sindacati: salari bassi e orari flessibili

Le parti sociali sottolineano la necessità di contratti dignitosi e il rispetto delle regole. «Equilibrio tra vita privata e lavorativa, stipendi adeguati al costo della vita»

Laura Pigani

Contratti con troppa flessibilità, salario basso e ritmi di lavoro insostenibili. Queste, secondo i sindacati, le ragioni per cui i giovani non trovano appetibile il settore terziario.

«Se i giovani scelgono altre strade è necessario interrogarsi sulle cause profonde alla base» sostiene Matteo Calabrò, segretario generale Uiltucs Fvg, rispondendo così al grido di allarme lanciato da Confcommercio Udine in merito all’emergenza di manodopera nel settore del terziario e del turismo.

«Il crescente disallineamento tra domanda e offerta – commenta Calabrò – non è solo il risultato del trend demografico o della bassa disoccupazione, ma anche della scarsa attrattività a causa di salari troppo bassi, orari di lavoro disagevoli, condizioni contrattuali precarie e lavoro sommerso.

È indispensabile che le aziende del terziario e della ristorazione investano sul miglioramento delle condizioni lavorative.

Solo con contratti dignitosi, stipendi adeguati al costo della vita, rispetto delle regole e un giusto equilibrio tra vita privata e professionale sarà possibile attrarre e trattenere personale qualificato».

Risolvendo, così, il problema della mancanza di camerieri, commessi, cuochi, barman, ma anche pizzaioli, gelatai e addetti alle pulizie. «Il turismo e il commercio possono essere settori trainanti dell’economia – indica Calabrò –, ma solo se fondati sul rispetto e sulla valorizzazione di chi ogni giorno garantisce servizi essenziali con il proprio impegno. Uiltucs Fvg continuerà a difendere i diritti dei lavoratori e a chiedere politiche concrete per un lavoro stabile, sicuro e ben retribuito».

«I giovani che si avvicinano al mondo del commercio – riferisce anche Diego Marini, componente della segreteria Fisascat Cisl Fvg – sono spaventati dai sacrifici e dalla retribuzione carente. Un ragazzo ci pensa due volte se deve sacrificare tempo personale e familiare e si rivolge ad altri settori».

«Ai giovani – rimarca Sandra Bortuzzo, segretaria della Filcams Cgil Udine – si propone spesso un lavoro a tempo parziale, con retribuzioni più basse del full time, ma contemporaneamente viene richiesta una flessibilità maggiore. In origine il part time serviva per conciliare i tempi di vita e di lavoro, mentre oggi è diventato ultra flessibile, da “collocare” in determinate fasce orarie.

Ne fa uso tanto la grande distribuzione quanto la vendita al dettaglio e il turismo, rendendo questi settori poco attraenti. Chi entra nel mondo del lavoro è meno propenso a rinunciare a pezzi della propria vita personale per un lavoro poco appetibile e che non ha neanche una contropartita legata alla retribuzione.

L’orario di lavoro oggi si può estendere dal lunedì alla domenica, con una giornata di riposo. E non mancano casi in cui un lavoratore part time sia chiamato a coprire le prime ore di apertura e quelle di chiusura nello stesso giorno, con un ampio spazio vuoto in mezzo.

Nel commercio – prosegue Bortuzzo – spesso i turni si fanno il sabato per la settimana successiva, ma così non ci si può organizzare neanche per prenotare una visita medica. Questo ha un impatto enorme sulla gestione della famiglia: così si precarizza non solo il lavoro, ma la vita stessa delle persone».

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