Mancano veterinari, in Carnia è allarme per i gatti selvatici

L'azienda sanitaria non riesce a garantire le 300 sterilizzazioni all’anno necessarie per i randagi. L’assemblea dell’Uti ha approvato un ordine del giorno per la cura delle colonie feline

TOLMEZZO. L’Assemblea dell’Uti della Carnia ha approvato un ordine del giorno sulla cura delle colonie feline con cui chiede a Regione e ad azienda sanitaria di potenziare il personale veterinario in servizio all’Aas3.
Finora quest’ultimo ha svolto per conto dei Comuni dell’Alto Friuli tutti gli interventi di carattere sanitario, comprese le sterilizzazioni chirurgiche per il controllo delle nascite ai gatti che vivono in libertà.

Ora però per carenza di personale (legata a recenti pensionamenti) non riesce a garantire le sterilizzazioni, attività che interessa ben oltre 300 gatti randagi l’anno in Alto Friuli. Da ciò deriva la richiesta dell’assemblea dei sindaci carnici (ma l’odg è stato girato anche alle Uti di Gemonese e Canal del Ferro-Val Canale)di potenziare l’organico del Servizio veterinario dell’Aas3 per potervi provvedere. Numerosi cittadini segnalano necessità di interventi sanitari urgenti ai gatti che vivono in libertà sempre più in crescita nei paesi.

La normativa regionale accolla dal 2012 ai Comuni il costo della sterilizzazione di questi felini, da svolgersi tramite Servizi veterinari delle aziende sanitarie e veterinari liberi professionisti convenzionati con i Comuni (a Tolmezzo, dove si sterilizzano circa 50 gatti randagi l’anno, si ricorderà l’originale convenzione nel 2012 tra Comune e azienda sanitaria: l’uno riservava per 5 anni due posti auto nel parcheggio seminterrato al Servizio veterinario, che in cambio, per lo stesso periodo, svolgeva gratis la sterilizzazione dei gatti randagi trovati nel comune).

La normativa nazionale stabilisce che la sterilizzazione dei gatti in libertà sia svolta solo dall’autorità sanitaria competente per territorio, non prevedendo la possibilità di eseguire tali interventi con veterinari privati.

Che poi, se si dovesse ricorrere a questi ultimi, la spesa per ogni Comune lieviterebbe: non sarebbe infatti coperta, come avvenuto invece in questi anni con l’Aas3 (la quale per una particolare attenzione verso i fragili territori montani vi ha sempre provveduto a costi assai minori), dal contributo regionale per ogni sterilizzazione.

Inoltre, avvalersi di ambulatori privati comporterebbe un futuro utilizzo limitato del gattile (struttura di ricovero temporaneo per cure, degenza e osservazione sanitaria a gatti in libertà) che l’Uti della Carnia sta realizzando nel canile comprensoriale a Tolmezzo (43 Comuni dell’Alto Friuli le hanno delegato la gestione e l’Aas3 le ha delegato il servizio di cattura di cani e altri animali di affezione vaganti e l’utilizzo dell’ambulatorio e del reparto contumaciale del canile).

E va avviato, segnala l’assemblea dell’Uti, con il supporto dell’Aas3, il censimento, la registrazione e la mappatura delle colonie feline dell’Alto Friuli.

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