Mani cinesi sull’Aussa Corno
Gli orientali pronti ad acquistare un’area di 520 mila mq: costo dell’operazione tra i 50 e i 60 milioni
SAN GIORGIO DI NOGARO. Non è la solita pizzeria, il bar in centro città che chiude perché arranca, il negozio che non ha prospettive e allora accetta l’offerta – rigorosamente cash – dei cinesi. Questa volta si è mossa direttamente la grande finanza di Shanghai: quella che si muove sull’intero scacchiere mondiale, che fiuta il business, che studia, che investe. E che acquista.
Questa volta i cinesi puntano in alto, in Friuli. Hanno adocchiato un’area di 520 mila metri quadrati all’interno della zona industriale dell’Aussa Corno, a ridosso di San Giorgio di Nogaro. Hanno progetti interessanti per i loro commerci. Intendono realizzare 250 mila metri quadrati di capannoni per stoccaggi. Sanno che dalla Cina possono arrivare all’Aussa attraverso fiumi e canali. La vogliono, quell’area. Non fanno questione di denaro. Il vertice Aussa ha “sparato” una cifra che si aggira tra i 50 e i 60 milioni di euro. No problem, è stata la risposta dei loro intermediari di Firenze.
Ed è stata proprio la multinazionale che ha sede a Firenze e che ntrattiene i rapporti in Italia per la società di Shanghai che si occupa di logistica e trasporti internazionali. Siamo alla fine dello scorso mese di dicembre. Da allora ci sono stati altri due incontri. Vi hanno sempre partecipato il presidente e il direttore dell’Aussa Corno, Cesare Strisino e Marzio Serena, l’amministratore delegato e il responsabile finanziario della società fiorentina. Il progetto “Planais Logistic Park” è già stato attentamente valutato dalla finanziaria toscana; ora l’ultima parola spetta al gruppo di Shangai. Già, ma perchè Porto Nogaro?
«Semplicemente – spiega Strisino – perché qui c’è il più grande lotto fronte canale dell'Alto Adriatico. Anzi, Porto Nogaro è lo scalo più a Nord dell'Adriatico. I cinesi avevano valutato anche l’ipotesi Valli del Comacchio. Meglio l’Aussa, era stato il verdetto. Anche perché, una volta effettuati i dragaggi, potranno arrivare navi fino a 10-11 mila tonnellate. I 520 mila metri quadrati che vogliono acquistare hanno già la banchina realizzata da dieci anni. Lì, come accennato, si possono realizzare 250 mila metri quadrati di “strutture” (come previsto nel progetto) per stoccaggi che possono, comunque, servire a tutta l’area industriale».
E non è un mistero che il Consorzio ha individuato come proprio obiettiivo la realizzazione di un “centro merci”, ovvero di un’infrastruttura portuale dedita alla composizione e alla scomposizione dei carichi, ai trasbordi e all’immagazzinamento di merci, dotata anche di un terminale intermodale dove possano concentrarsi più operatori privati per valorizzare le opportunità date dalla vicinanza e dalla condivisione di servizi comuni. Inoltre, l’area sarebbe anche provvista di una banchina traghetti che permetterebbe sia sviluppi commerciali sia turistici con servizio traghetti per la costa della Croazia e di altri Paesi balcanici.
I 50-60 milioni di euro farebbero molto comodo al Consorzio dell’Aussa Corno. Servirebbero, se non altro, ad azzerare tutti i debiti con le banche. Non solo, ma l’investimento cinese genererebbe un’interessante plusvalenza da reinvestire sul territorio. Tutto fa presagire che non ci dovrebbero essere intoppi. I cinesi non fanno questione di soldi. Casomai, di tempi burocratici biblici che in Italia di certo non difettano.
La “partita” potrebbe essere risolta in 40-50 giorni. A breve ci sarà un altro incontro tra i vertici dell’Aussa e quelli della finanziaria di Firenze, riunione propedeutica a quella forse definitiva alla quale parteciperanno anche i responsabili della società cinese.
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