Maniago, il furto di mutande diventa un caso giudiziario
MANIAGO. Proseguirà ancora a lungo nelle aule dei tribunali la vicenda del furto di un paio di mutande avvenuto nel luglio 2012 a Maniago, culminato con una lunga serie di processi stralcio. La Procura della repubblica di Pordenone ha infatti impugnato la decisione di un anno fa con cui il tribunale di Pordenone ha assolto il 25enne albanese Erdi Xhupi.
Sul suo caso si pronuncerà la corte di appello di Trieste che ha negato ulteriori sconti di pena e benefici al connazionale di Xhupi accusato del furto vero e proprio: i giudici del capoluogo giuliano hanno infatti confermato la condanna a 10 mesi per il ventenne albanese Jani Mecani.
Quest’ultimo si era assunto l’intera responsabilità dell’effrazione ai danni del negozio Mister Max, in piazza Italia (la parte civile si è costituita con l’avvocato Paolo Luisa Vissat). Con Mecani e Xhupi c’era anche un altro giovane africano, ma questa posizione è stata trattata a parte dal tribunale dei minori di Trieste.
Mecani aveva indirettamente coinvolto nei fatti pure la sorella Romina perché, in occasione di altri due taccheggi commessi a San Vito al Tagliamento e a Sacile, aveva sottratto “gratta e vinci”. Uno dei biglietti era risultato vincente e lo straniero lo aveva fatto depositare il bottino nel conto della sorella, facendola così imputare di ricettazione.
L’avvocato Fabiano Filippin, che difende entrambi i fratelli, ha incassato l’assoluzione della sorella e ha appellato la sentenza nei confronti di Jani. Secondo il legale esistono gli estremi per ridurre ulteriormente la pena finale, calcolando in modo diverso le attenuanti generiche già concesse al giovane, il quale ha anche proposto ai giudici triestini di scontare la sanzione in modo alternativo grazie ai lavori socialmente utili e all’obbligo di firma.
Per il momento la corte giuliana non ha ritenuto di dover modificare la pronuncia iniziale. Se Mecani potrà quindi proporre un ulteriore ricorso in Cassazione, a Trieste si discuterà presto della seconda posizione in gioco. Xhupi, difeso da Quinto Ioncoli, ha sempre dichiarato che si trovava per caso a Maniago quella mattina.
L’extracomunitario ha quindi segnalato alla Procura pordenonese la condotta della commerciante che ha subito il danno: il gruppetto sarebbe stato trattenuto con la forza all’interno dell’esercizio in attesa dell’arrivo dei carabinieri. Nel corso di quei concitati momenti gli stranieri sarebbero stati oggetto di insulti a sfondo razziale e minacce dalle tante persone di passaggio che quel lunedì mattina affollavano il mercato di Maniago.
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