Manzano, speronò i carabinieri: 4 anni al rapinatore

Rudj Fezza era stato sorpreso con un complice dopo avere sottratto 180 litri di gasolio da un camion in una ditta

MANZANO. Quella sera, nelle strade dela zona industriale di Manzano, c’era stato parecchio trambusto: un inseguimento in piena regola tra guardie e ladri, con tanto di speronamento e fuga finale nei campi.

Ai carabinieri, però, non era servito molto per risalire all’identità di almeno uno dei due presunti malviventi. Rudj Fezza, 35 anni, di Pozzuolo del Friuli, era stato raggiunto a casa e sottoposto all’obbligo di dimora (convertito poi, a partire dall’8 gennaio scorso, nell’obbligo di presentazione ai carabinieri di Mortegliano), con l’accusa di concorso nella rapina di 180 litri di gasolio dal serbatoio di un camion della ditta Deganis.

Ritenendo l’ipotesi provata, il giudice lo ha condannato a quattro anni di reclusione e 800 euro di multa.

Il processo si è svolto con rito abbreviato (quello che garantisce lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna), condizionato all’audizione del padre dell’imputato.

È a lui che il difensore, avvocato Piero Pericolo, ha chiesto di confermare come il figlio ne avesse rilevato l’attività, specializzata nella raccolta di ferro, e come questo comportasse il suo frequente lavoro in mezzo ai campi.

A Fezza gli inquirenti erano risaliti sulla base di tre elementi: l’intestazione dell’auto alla sua convivente - indizio sufficiente a condurli a casa loro -, il ritrovamento di suoi indumenti sporchi, appunto, di fango e benzina, e la compatibilità delle sue fattezze con la descrizione resa dai carabinieri che avevano operato quella sera.

L’episodio risale al 9 novembre 2014. Con la testimonianza del padre, la difesa puntava a smontare una delle prove a sostegno della tesi accusatoria e a ribadire, più in generale, l’assenza di basi certe in grado di dimostrare che uno dei rapinatori a bordo dell’auto lanciata contro i carabinieri fosse proprio il suo cliente.

Scontato, quindi, l’appello. La sentenza è stata pronunciata dal gup del tribunale di Udine, Daniele Faleschini Barnaba, che ha anche respinto la richiesta di revoca dell’obbligo di presentazione alla Pg, presentata dal legale. Nel procedimento, nessuna delle tre persone offese - i due carabinieri di servizio e il titolare della ditta - si è costituita parte civile.

A fare saltare il piano di Fezza e del suo complice - secondo la ricostruzione dei fatti proposta dal pm Alessandra Burra - era stato proprio un servizio di controllo dei militari della stazione di Manzano.

La presenza di un veicolo fermo a luci spente e con il bagagliaio aperto vicino alla recinzione della ditta di autotrasporti Deganis li aveva insospettiti.

Vedendo la “gazzella” avvicinarsi, però, i due erano montati sulla propria auto, una Bmw 500 diesel, e spinto sull’acceleratore fino a urtare i carabinieri sulla fiancata destra. Erano circa le 19.30.

Da via Leonardo da Vinci erano quindi scappati, lanciando taniche di plastica contro gli inseguitori e zigzagando fino a via Cristallo, dove la loro corsa era finita contro il cancello della Legno import. Ammaccati, ma non per questo disposti a farsi prendere, avevano quindi proseguito la fuga a piedi, facendo disperdere le proprie tracce.

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