Maratona di New York: una nonna udinese piange al traguardo e la foto diventa simbolo

Graziella Filippuzzi è stata immortalata insieme alla figlia: «Ho iniziato a correre a 60 anni, mi alleno tutti i venerdì» 

Udine, Graziella la "nonna runner" divenuta simbolo della maratona di New York

UDINE. Non se l’aspettava proprio, confessa di essere «una persona normale», di non aver fatto «nulla di speciale e di averci messo solo un po’ d’impegno per raggiungere un obiettivo». Eppure la foto che la ritrae con le lacrime di gioia al volto, al traguardo insieme con la figlia, sta facendo il giro dei social di tutto il mondo, oltre a essere stata pubblicata l’altro ieri sul sito e sulla pagina Instagram ufficiale della New York City Marathon.

Graziella Filippuzzi, argentina figlia di emigranti friulani e tesserata con la Maratonina Udinese, da quando aveva 24 anni vive a Udine con il marito conosciuto qui dopo un corso post laurea a Firenze e una visita ai suoi parenti friulani. Ora ha 65 anni e lo scorso anno ha partecipato insieme a Letizia, che vive e lavora nella Grande Mela, alla corsa più avvincente e partecipata al mondo. In molti l’hanno già ribattezzata “nonna runner” e, anche se l’icona sportiva del momento nonna non lo è ancora, lo sarà presto, visto che l’altra figlia, la 36enne Giulia che vive a Zurigo, diventerà presto mamma.



«Mi ha proposto di partecipare nel 2020 con la carrozzina “del baby” – ci ha confessato Graziella – e io ho risposto sì». Prima del 2015, “nonna runner”, non aveva mai corso. Un giorno le sue figlie le proposero di gareggiare alla maratona di Atene. «Ci allenammo separatamente ognuna nel proprio Paese – ricorda Graziella – e ci ritrovammo in Grecia. Fu emozionante, la gente ci incoraggiava urlandoci “Go, ladies, go! ”, “Forza, ragazze, forza!”». La passione per la corsa nacque quasi per caso, guardando al computer l’arrivo della figlia più piccola a un’edizione della NY City Marathon. «All’epoca avevo 60 anni – ci spiega – e guardando quella diretta vidi tagliare il traguardo una signora in sovrappeso, uno scozzese con il kilt, una ragazza tutta palestrata, un signore con le ali. Non so dire cosa mi sia scattato in quel momento, ma decisi che dovevo provarci. Se ce la fanno in 55 mila, mi dissi, posso farcela anche io».

Da quel momento sono iniziati gli allenamenti e la runner friulana ha partecipato a diverse gare, da Buenos Aires, sua città natale, fino a New York. L’appuntamento con la corsa che ora l’ha resa famosa grazie a quello scatto, non è arrivato senza un impegno e una fatica durati 10 mesi. «Mi sono affidata a Micaela Bonassi – prosegue –, un’atleta che ha deciso di seguire la preparazione di una cinquantina di persone che, come me, si ritrovano ogni venerdì sera a Marsure per allenarsi. È stata molto gentile e paziente – prosegue –, perché non è facile allenare una persona della mia età che, per giunta, non ha mai fatto sport prima». Se in Grecia Graziella raggiunse l’arrivo dopo 5 ore e mezza, piazzandosi al 24° posto, a New York, nella sua categoria arrivò dopo 4 ore e 59 minuti, anche se non ricorda il risultato. «Molti cercano la posizione di arrivo – confessa –. A me invece importa solo essere arrivata. A una certa età non bisogna dimostrare nulla se non a se stessi e ognuno, nel suo piccolo, può fare certe cose. Certo, correre per 42 chilometri non è facile, ma con la testa, che prima di tutto deve funzionare, e la determinazione, si può fare qualsiasi cosa». Anche se quest’anno Graziella ha deciso di non partecipare alla maratona newyorkese, in attesa del 2020 con figlie e nipote al fianco, sono diversi gli appuntamenti che la attendono. «Il 13 aprile – anticipa – parteciperò alla Venice Night Trail, 16 chilometri da correre e 51 ponti da superare tutto di notte, poi sicuramente alla maratonina di Trieste». E a quella di Udine? «Beh, la dò per scontata – scherza –, dato che sono di qui e visto soprattutto che quest’anno festeggia la 20ª edizione». —


 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto