Spray e pennarello, così Marco disegna i campioni dell’Nba: «Nella mia pop art le icone del basket»
Marco Antonio Sburlin, 41 anni, pordenonese, racconta il suo percorso. I suoi lavori destinati ad appassionati e consegnati alle star della palla a spicchi

A tu per tu con i campioni. Per dipingerli, trasmettendo la loro energia in opere in tecnica mista che richiedono settimane di realizzazione. Per stringere loro la mano, in incontri di pochi minuti incastonati in ricordi indelebili. Marco Antonio Sburlin, 41 anni, pordenonese, è un artista che unisce sport, cinema e pop art: le sue opere, vendute principalmente su commissione, spesso sorvolano l’oceano e arrivano nelle case di statunitensi appassionati di basket, in particolare di Nba. Una realtà, quella nordamericana, che lo stesso Sburlin ha conosciuto fin da giovane, tornando varie volte come turista nella terra che ha saputo rendere mito la pallacanestro. E Marco, i suoi miti, li ha incontrati per davvero. Quasi tutti.
«Dopo il liceo artistico a Cordenons, ho studiato Scienze e tecnologie multimediali – racconta – specializzandomi poi nella pop art in tecnica mista: acrilico, pennarello e bombolette». La sua firma artistica, M.A.S., racconta di lui. Il suo progetto, Mind Aganist Soul, rivela il contrasto tra ciò che è visibile e ciò che la società percepisce. «Voglio fermare il momento – continua – cristallizzando le icone».
Eccole, le icone che attraverso i colori diventano opere d’arte. Campioni dello sport, in particolare dell’Nba, e personaggi di film, anime e manga. Passioni vissute in prima persona – l’artista ha giocato nella Libertas di Fiume Veneto – e coltivate in numerosi viaggi negli Usa, lavorando nel frattempo come insegnante e interprete. I suoi lavori sono stati esposti in varie fiere del fumetto, arrivando ad essere inseriti in una mostra collettiva curata da una galleria artistica di Milano.
«La maggior parte dei dipinti viene realizzata su commissione – racconta Sburlin – da appassionati di un determinato campione. Prima della morte di Kobe Bryant, lo sportivo che andava per la maggiore era Michael Jordan. Dopo, c’è stata un’impennata di richieste di Kobe». I dipinti, che richiedono settimane di preparazione, poi vengono consegnati agli acquirenti, spesso spedendoli negli Stati Uniti dove il progetto Mind Againist Soul si è fatto conoscere attraverso i social network e il passaparola. Ci sono casi, però, in cui le opere vengono consegnate dall’artista non al committente, ma allo stesso soggetto ritratto.
Da Ron Harper, compagno di squadra di MJ, a Karl Anthony Towns, passando per Damian Lillard e, in Italia, Simone Fontecchio e Andrea Bargnani. «Solitamente questi ritratti vengono realizzati in occasione di eventi sponsorizzati o di tour promozionali». Ecco, dunque, il ritratto di Karl Anthony Towns fare bella mostra di sé affianco al trofeo Nba: un’occasione, per l’artista, di una foto insieme al campione. «Aver visto in televisione Ron Harper e poi averlo incontrato dal vivo è stata una grande emozione» racconta ancora Sburlin, che ancora ricorda quell’occasione sfumata di arrivare a tu per tu con Kobe Bryant: «Nel 2016 era a Milano ma il mio gancio non ha funzionato». Black Mamba si era ritirato l’anno precedente, nel 2020 è morto in un incidente in elicottero: è diventato un’icona, per sempre campione nella maglia numero 24, diventando il perfetto esempio del contrasto quotidiano di mente e anima.
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