Marina Azzurra Resort di Lignano, indagato dirigente comunale

La Procura ipotizza un abuso d’ufficio: nel mirino la sicurezza idraulica. Il piano era già stato contestato in aula dal consigliere di opposizione Marco Donà

LIGNANO SABBIADORO. Qualcosa non quadra nel piano adottato dal Comune di Lignano Sabbiadoro per la realizzazione del “Marina Azzurra Resort”. Ossia dell’intervento con cui, da più di cinque anni ormai, si è scommesso sul recupero in chiave turistica della darsena vicina al fiume Tagliamento, ma sul quale da qualche tempo ha puntato la lente anche la Procura di Udine.

La notizia dell’esistenza di un’inchiesta giudiziaria è trapelata l’altro giorno, dopo l’accesso eseguito dai carabinieri di Udine negli uffici del municipio.

Il sospetto è che ci sia stata una qualche leggerezza nella concessione di una o più concessioni. L’attenzione è puntata, in particolare, sulle autorizzazioni relative alla sicurezza idraulica. Ed è per questo che il primo a essere visitato è stato l’architetto Paolo Giuseppe Lusin.

È lui, in qualità di dirigente dell’area tecnica Edilizia privata, che ha firmato le delibere al centro del procedimento. Ed è nel suo ufficio e nella sua abitazione che gli inquirenti si sono recati, alla ricerca di documentazione utile alle indagini.

Coordinata dal pm Claudia Danelon, l’inchiesta ipotizza nei confronti del dirigente comunale il reato dell’abuso d’ufficio. Al momento, sul registro degli indagati non risultano altre iscrizioni. Ma la complessità della vicenda, che parte da una segnalazione e si è arricchita della serie di acquisizioni testimoniali raccolte negli ultimi mesi, potrebbe portare al coinvolgimento di ulteriori enti e persone.

E cioè di coloro che hanno competenza in materia idraulica e che hanno concorso a redigere i pareri favorevoli alla realizzazione dell’opera. In assenza - questo uno dei sospetti formulati dalla Procura - dei dovuti requisiti, considerate la caratteristiche del sito. E cioè della foce del Tagliamento, esposta, per esempio, al rischio esondazioni.

Un intervento, questo, che ai tempi dell’approvazione in Consiglio del Piano attuativo comunale necessario per dare il via all’opera, era stato fortemente contestato dall’allora consigliere di opposizione di centro destra Marco Donà.

«Fin dall’inizio – afferma – ho sempre criticato quel villaggio turistico ritenendo tutta l’operazione a dir poco vergognosa. Ripeto quello che dissi allora e che è stato verbalizzato: ci troviamo in piena zona golenale con delle casette galleggianti, non ci lasciano costruire gli scantinati in città e qui che siamo nel fiume consentono di realizzare un villaggio. E quando arriva la piena cosa facciamo? Queste opere non si possono fare, a dirlo è il buon senso. Prima dell’approvazione si doveva fare un ragionamento sul tipo di area in oggetto. Invece la maggioranza Fanotto ha dato l’ok.

Peccato che quando lo dicevo io tre anni fa nessuno mi ha preso in considerazione. Adesso vedremo che cosa succederà». Sull’inchiesta il sindaco Luca Fanotto non si è voluto sbilanciare. «Siamo ancora in una fase di indagine – si è limitato a dire – dove saranno svolti tutti gli accertamenti del caso, per il momento non posso aggiungere altro». I lavori per il resort, a oggi, non sono ancora stati iniziati, a eccezione della messa in sicurezza dell’argine.
 

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