Marini, una lettera prima dell’addio

Pordenone, cordoglio per il gioielliere trovato morto in centro. Il padre dimesso dall’ospedale dopo il malore. Oggi la data dei funerali

PORDENONE. La città si è svegliata sgomenta e turbata, ieri, con la notizia del tutto inattesa dell’improvvisa morte del gioielliere 42enne Stefano Marini. Gli amici più stretti ancora non si spiegano il perché della scelta di mettere fine a una vita che, prima e dopo la parentesi - è vero pesante, ma superata – della malattia gli aveva comunque riservato tante soddisfazioni professionali e personali. Evidentemente un profondo tormento interiore, che nessuno può interpretare, domare e placare, ha dominato l’apparente serenità.

«Stefano era un ragazzo sereno, sensibile, uno di noi», hanno continuato a ripetere tutti coloro che anche ieri hanno sfilato sotto il palazzo di corso Garibaldi dove l’altro pomeriggio è avvenuta la drammatica scoperta. Palazzo su più piani arredato con gusto e conoscenza artistica e architettonica ricercate, che da sempre caratterizzano la storica famiglia di commercianti pordenonesi.

Un perché, quello dell’improvviso addio, al quale al momento non c’è una risposta se non quella scritta a mano in una lunga lettera trovata dai familiari. Un messaggio che esplica il profondo conflitto interiore che si è sentito di descrivere facendo riferimento alla conclusione di una relazione sentimentale nonché alla valutazione complessiva della vita sotto il profilo personale e lavorativo.

«Venerdì sera eravamo usciti insieme. Stefano si era ritirato un po’ prima di noi. Ma era nel suo stile, dopo la malattia. Pertanto non ci eravamo preoccupati, perché accadeva spesso», ricordano alcuni degli amici con i quali era solito trascorrere sia le serate in città sia quelle nella casetta di campagna in Comina, due stanze attorno a un grande prato proprio a ridosso dell’aeroclub, meta di decine di conoscenti per le «indimenticabili grigliate sotto il sole della primavera fino a quello dell’autunno». Nessun segnale che faceva presagire l’epilogo drammatico della vita: solo un paio di settimane fa Stefano Marini aveva acquistato un’auto nuova.

La sua Passat station wagon era rimasta parcheggiata in corso, davanti all’abitazione. E proprio quella lunga e inusuale sosta, l’altro pomeriggio, aveva messo in guardia alcune commesse del centro, solite a vederlo passeggiare, a scambiare qualche parola e non certo per formalità. Stefano Marini, oltre vent’anni di lavoro in Contrada Maggiore, in centro e non solo conosceva pressoché tutti. E, infatti, sono decine i messaggi di cordoglio giunti ieri al fratello Mario e al padre Vittorio, dimesso dall’ospedale dopo il malore che lo aveva colto appena compiuta la tragica scoperta. Cordoglio espresso anche dal presidente dell’Ascom Confcommercio di Pordenone Alberto Marchiori durante la presentazione di “Incontriamoci a Pordenone” a nome dei commercianti pordenonesi.

La città si prepara ora a tributare l’estremo saluto a uno dei suoi più conosciuti figli. E questo a solidue ue anni dall’addio alla madre Antonietta Sutto, fondatrice col marito di una delle storiche gioiellerie cittadine. La procura ha rilasciato il nulla osta e ha escluso responsabilità e intervento di terzi nell’accaduto.

La data dei funerali verrà fissata probabilmente oggi: potrebbero essere celebrati in duomo San Marco o nella parrocchia del San Giorgio.

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