Mario Collavino: «Un onore aver ricostruito Ground Zero» FOTO

Chiuso senza problemi il cantiere del Wtc1 che sorge al posto delle torri gemelle. L’impresario di Muris: non ho perso la speranza di far issare la bandiera friulana
Udine 25 Giugno 2013. Mario Collavino proprietario della Collavino Construction azienda canadese incaricata dal Governo degli Stati Uniti della costruzione della Freedom Tower che sorgerà sulle ceneri delle Torri Gemelle. Telefoto copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Udine 25 Giugno 2013. Mario Collavino proprietario della Collavino Construction azienda canadese incaricata dal Governo degli Stati Uniti della costruzione della Freedom Tower che sorgerà sulle ceneri delle Torri Gemelle. Telefoto copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi

UDINE. Un lavoro a regola d’arte. I dirigenti della Port Authority di New York e del New Jersey, il committente del World Trade Center 1, il grattacielo alto 1776 piedi che sorge a Ground Zero, al posto delle Torri gemelle abbattute dai terroristi di Bin Laden l’11 settembre 2001, hanno stretto la mano e fatto i complimenti a Mario Collavino.

Il cantiere della “Collavino Construction Company” di Windsor, Canada, che ha impegnato a Manhattan circa 600 tra ingegneri, tecnici e operai dal 2007 a oggi, è stato chiuso alla fine di gennaio. E ha superato i severissimi e frequenti controlli delle autorità Usa.

«Alla fine erano contenti. Per me è stato un onore aver realizzato quest’opera - dice l’impresario originario di Muris di Ragogna, in questi giorni tornato a casa per una lezione all’università di Udine -, un orgoglio che vorrei dividere con tutto il Friuli. Io sono partito da emigrante nel 1952, con una nave da Genova. Avevo due dollari e due polli per il viaggio. Di strada credo di averne fatta, ma anche a 81 anni resto la persona semplice di una volta: i premi mi fanno piacere, ma per me sono importanti i sogni, le aspirazioni, il guardare avanti con fiducia. Per gli americani il Wtc1 è un monumento, ce ne siamo resi conto man mano che andavano avanti i lavori. C’era un’attesa grande e una responsabilità altrettanto grande nel realizzarlo. L’inaugurazione ufficiale è prevista nel gennaio 2014, forse già il giorno di Capodanno. Ci parteciperò sicuramente, sarà un avvenimento mondiale, con il presidente Obama. E non ho perso la speranza di far issare, sulla sommità del grattacielo, la bandiera del mio Friuli. Quella bandiera blu con l’aquila che mi fu portata qualche anno fa dagli studenti del Malignani di Udine e dell’istituto Manzini di San Daniele e dal presidente della Provincia Fontanini. Finora mi hanno detto di no, anche riguardo i simboli gli americani vietano tutto, sono nazionalisti. Mi hanno detto che se mettono il vessillo del Friuli poi dovrebbero dare il permesso per quelli di altri Paesi che hanno contribuito alla costruzione. Ma io non smetto di essere ottimista».

Il cantiere di Collavino, a Ground Zero, è stato un successo. Tecniche innovative e l’utilizzo di uno speciale tipo di calcestruzzo, «il più resistente che c’è», dice l’impresario, fanno del Wtc1 un edificio a prova di catastrofe. «Penso che nessuno potrà colpirlo mai - osserva Mario Collavino -. I muri portanti sono larghi due metri e da terra fino a un’altezza di 40 metri la struttura esterna è completamente chiusa, ermetica. Per non parlare delle fondamenta, dove siamo scesi 10 metri più in basso di quanto ci avevano richiesto e abbiamo usato cavi d’acciaio e gabbie di ferro per stabilizzare il tutto. Ci hanno lavorato circa 600 uomini, anche diversi italiani, ma la maggior parte dei muratori è irlandese. Ogni operaio per il Wtc1 è costato 100 dollari l’ora e quando superavano le 8 ore, la paga diventava doppia. Un gruista in un anno si portava a casa uno stipendio di 250 mila dollari (circa 190 mila euro, ndr) netti».

Ma il prestigio derivato dalla realizzazione del Wtc1 ha portato ai Collavino lavori a cascata, sempre a New York. In particolare la sua azienda ha cominciato la costruzione di un palazzo di 60 piani pensato dagli archi-star svizzeri Herzog e De Meuron. Un grattacielo di lusso denominato “Torre 56 Leonard” a Tribeca, nel quartiere più esclusivo di Manhattan, dalla forma sinuosa e avveniristica.

«So solo che l’appartamento all’ultimo piano - spiega divertito Collavino - lo hanno venduto per 36 milioni di dollari (27 milioni di euro). Come compagnia siamo stimati, vado personalmente a chiudere i contratti, anche se ormai l’azienda la mandano avanti i miei figli Renzo e Paolo. Ogni lavoro che faccio per me è un sogno, sono sempre in movimento. Adesso sto studiando una nuova tecnica per sfruttare meglio l’energia solare e il vento. Vediamo cosa verrà fuori. Io come sempre, sono fiducioso».

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