Maroni contro l'autonomia del Fvg, scintille con Serracchiani
UDINE. Lui pungola sulla Specialità regionale. Lei replica, leggi alla mano e con ironia. Il botta e risposta tra i governatori della Lombardia, Roberto Maroni, e del Fvg, Debora Serracchiani, vive una nuova puntata.
Le scintille scattano sulla gestione dell’accoglienza dei profughi – tema sul quale Maroni e Serracchiani si stanno prendendo a bordate da settimane – e sull’Autonomia regionale. «Sull’immigrazione – attacca Maroni – sono disposto a fare quello che fa Serracchiani, se anche la Lombardia diventerà a statuto Speciale».
«Per dare una mano agli enti locali e all’opera di coordinamento svolta dalle prefetture non serve alcun “potere” particolare, basta la volontà degli amministratori regionali», risponde lei. Che ha già punzecchiato il leader della Lega, Matteo Salvini, e i governatori del Carroccio Maroni e Luca Zaia (Veneto), accusandoli di incapacità di governare perché si oppongono all’accoglienza di nuovi profughi.
L’occasione di ieri è data dall visita della presidente Fvg a Milano, nella sede dell’Azienda regionale emergenza urgenza (Areu), per verificare come funziona il sistema regionale lombardo del numero unico di emergenza (Nue) 112. «Un modello per tutto il resto del Paese – dirà Serracchiani a fine visita – e siamo qui per mettere a frutto anche nella nostra regione quest’esperienza, per rendere più efficiente il servizio, ottimizzare i costi e dare migliori risposte ai cittadini».
Ma al termine dell’incontro davanti ai cronisti si presenta solo Maroni. Davanti a chi gli chiede che cosa si sia detto con la presidente Fvg, e numero due del Pd nazionale, sul tema dell’immigrazione, Maroni ci mette un attimo a far scoccare una nuova scintilla.
Chiede l’Autonomia speciale Maroni. Ma Serracchiani mette in fila le regole. «Per dare una mano agli enti locali e all’opera di coordinamento svolta dalle prefetture non serve alcun “potere” particolare, basta la volontà degli amministratori regionali. Lo Statuto speciale della nostra Regione – sottolinea Serracchiani – non c’entra nulla con le competenze specifiche sulle politiche in materia di immigrazione e asilo.
Altre Regioni a Statuto ordinario si stanno impegnando a rendere meno pesante la situazione». Con un pizzico d’ironia Serracchiani rilanci: «Il Friuli Venezia Giulia è a disposizione del presidente Maroni per spiegare quello che sta facendo».
La numero due del Pd nazionale insiste poi sull’Europa, fronte sul quale è impegnato il Governo di Matteo Renzi per una gestione diversa dei profughi. «Ovviamente questo è un problema per il quale non bastano né le Regioni né l’Italia. Perciò – conclude Serracchiani – guardiamo con attenzione ai passi avanti che si stanno facendo a livello internazionale».
L’attacco alla Specialità regionale è un refrain, ripetuto da diversi presidenti di Regione – dal Veneto alla Toscana – quando c’è un problema da risolvere.
L’Autonomia viene vissuta come un privilegio, tanto che nell’ultimo anno Serracchiani è stata impegnata a ripetere che invece Specialità significa capacità di gestire in modo autonomo partite importanti, come il servizio sanitario e il trasporto pubblico – che la Regione si paga da sè –, e di coordinare gli enti locali, mettendo in atto contemporaneamente politiche che contribuiscano all’abbattimento del debito nazionale, ottimizzando le risorse. Altra battaglia, poi, è far capire che non tutte le Regioni speciali sono uguali.
L’assalto alla Specialità viene anche da Roma, tanto che all’interno della riforma del titolo V della Costituzione, il Fvg si è battuto per ottenere il riconoscimento del principio del cosiddetto “regime pattizio”, la garanzia quindi che gli Statuti speciali possano essere modificati solo con un’intesa tra lo Stato e la singola Regione.
Nei giorni scorsi durante un vertice tra il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa e i rappresentanti delle Regioni Autonome, è stato stabilita la costituzione di una commissione Stato-Regioni a Statuto speciale che come primo impegno dovrà definire una procedura comune per disciplinare il “regime pattizio”.
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