Mascherine, scatta la fase-3 della consegna: ecco quante ne saranno distribuite comune per comune

Entro il 25 aprile tutte le famiglie del Friuli Venezia Giulia dovrebbero ricevere la busta con due mascherine lavabili, utilizzabili fino a 20 volte. Sono quelle prodotte da aziende locali su indicazione della Protezione civile: l’attività è rodata e arriva fino a 40 mila pezzi al giorno
Foto BRUNI Trieste 10.04.2020 Emergenza Corona virus: mascherine in citta e code in largo barriera
Foto BRUNI Trieste 10.04.2020 Emergenza Corona virus: mascherine in citta e code in largo barriera

UDINE. Qualcuno sta utilizzando le mascherine lavabili da settimane, altri potrebbero riceverle nelle prossime ore. Martedì 14 aprile la Protezione civile consegna nei comuni altri 300 mila pezzi. Si tratta della terza e penultima fase, l’ultima prenderà il via la prossima settimana.

Assieme alle mascherine lavabili i volontari della Protezione civile distribuiranno anche 600 mila di tipo Montrasio inviate a Palmanova dal Dipartimento nazionale e altrettante mascherine chirurgiche monouso che i sindaci dovranno consegnare agli operatori impegnati sul territorio. Come sempre i criteri di assegnazione alle famiglie saranno stabiliti dai primi cittadini che più di altri conoscono le realtà locali.



Le lavabili


Entro il 25 aprile tutte le famiglie del Friuli Venezia Giulia dovrebbero ricevere la busta con due mascherine lavabili, utilizzabili fino a 20 volte. Sono quelle prodotte da aziende locali su indicazione della Protezione civile: l’attività è rodata e arriva fino a 40 mila pezzi al giorno.

«Questi 300 mila dispositivi si sommano ai 350 mila già consegnati ai Comuni sulla base del rapporto tra persone infette, quelle in quarantena e residenti», spiega il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, nel ribadire che anche questo quantitativo sarà distribuito ai cittadini seguendo i criteri di priorità già definiti dai sindaci.

Criteri che cambiano da comune a comune: nelle piccole comunità la distribuzione è stata completata tant’è che nell’elenco quei comuni non ci sono, nelle città invece inzialmente sono state consegnate alle famiglie con almeno un componente ultra settantacinquenne per scendere poi alle famiglie con un componente ultra sessantacinquenne.

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È possibile che nelle prossime ore le mascherine lavabili inizino ad arrivare anche alle famiglie più giovani. Le stesse valutazioni sono state fatte per la consegna delle mascherine cosiddette Montrasio inviate a Palmanova dal dipartimento nazionale della Protezione civile. Anche queste sono mascherine lavabili e quindi non possono essere considerate dispositivi medici.

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Come si lavano

Le mascherine devono essere lavate prima del loro utilizzo, con soluzioni idroalcoliche (almeno al 70 per cento di alcol) o a base di ipoclorito di sodio allo 0.5 per cento (candeggina) mantenendole a bagno per almeno 10 minuti. Solo in questo modo vengono eliminate le contaminazioni che si depositano sulla superficie.

Pure l’asciugatura deve avvenire in ambiente privo di contaminazione di droplets o in un luogo aerato. Viene consigliata pure la stiratura per asciugare eventuali tracce di umidità rimaste sul tessuto.



Mascherine chirurgiche

Diverse le valutazioni fatte per la distribuzione delle 600 mila mascherine chirurgiche, monouso. «Oltre alle mascherine lavabili – aggiunge Riccardi – le squadre dei volontari della Protezione civile consegneranno ai sindaci anche 600 mila mascherine di tipo chirurgico per uso non sanitario e altre 600 mila mascherine Montrasio».

I quantitativi definiti in proporzione al numero di abitanti, sono stati riservati per «gli operatori dei servizi essenziali in base alle esigenze delle singole comunità».

Riccardi lo sottolinea soffermandosi sul fatto che si tratta di materiale destinato ai volontari delle varie associazioni che dall’inizio dell’emergenza vanno a fare la spesa e ad acquistare i farmaci agli anziani e a tutte le persone fragili. Se un sindaco lo ritiene può consegnare una parte delle mascherine chirurgiche anche al personale delle case di riposo comunali.

A Paluzza, a esempio, Comune con 2.119 residenti, il sindaco riceverà più di mille mascherine chirurgiche. Una parte potrebbe destinarla agli operatori della casa di riposo dove purtroppo la situazione resta grave.

Decisamente più elevato il quantitativo destinato al capoluogo friulano, dove arriveranno 49.700 mascherine chirurgiche. Pur essendo un prodotto monouso se viene indossata per pochi minuti, anche la mascherina chirurgica può essere igienizzata con l’alcool e riutilizzata.

I test

Da martedì 14 le aziende autorizzate dall’Istituto superiore di sanità (Iss) a produrre le mascherine chirurgiche possono chiedere la verifica funzionale dei materiali all’Arpa del Friuli Venezia Giulia che si avvale anche dei laboratori dell’università di Udine.

I produttori interessati possono consegnare il materiale da testare all’ufficio accettazione dell’Arpa di Udine – in via Colugna 42 –, dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 13.30.

L’ateneo richiede cinque campioni di forma rettangolare di dimensioni pari a 20 per 15 centimetri, mentre l’Arpa per effettuare i test di sua competenza preferisce una scatola contenete dieci provini rettangolari delle stesse dimensioni. In quest’ultimo caso, se gli interessati hanno già confezionato il prodotto sarà sufficiente depositare una scatola contenente almeno dieci mascherine finite.

I campioni, stando al protocollo regionale, saranno registrati in un database digitale che garantirà la tracciabilità delle operazioni eseguite.

A seguito della registrazione, gli stessi campioni vengono poi consegnati al Dipartimento di ingegneria e architettura dove i ricercatori con il microscopio elettronico a scansione osservano le dimensioni delle fibre e dei pori, misurano la traspirabilità del tessuto filtrante in accordo con la norma EN14683:2019 e l’efficacia di filtrazione del particolato (aerosol) a monte e a valle del campione. L’università non rilascia alcuna certificazione, sarà l’Iss a farlo dopo aver verificato i risultati dei test. —


 

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