Massaggi e prostituzione, 13 arresti

Sgominata dai carabinieri una rete quasi tutta al femminile. Sequestrati quattordici centri
Udine 18 Marzo 2018 cinesi sequestro Agenzia Petrussi foto Massimo Turco
Udine 18 Marzo 2018 cinesi sequestro Agenzia Petrussi foto Massimo Turco

Una “mala” cinese e quasi tutta al femminile si era da tempo radicata a Udine, a Pordenone e in tutto il Friuli aprendo case a luci rosse mascherate da centri massaggi che producevano un giro d’affari da centinaia di migliaia di euro. Solo nel capoluogo friulano ne sono stati sequestrati otto che erano collegati ad altri sei (quattordici in tutto), una vera e propria rete. L’organizzazione criminale dedita allo sfruttamento della prostituzione e al favoreggiamento personale (queste le due ipotesi di reato) è stata scoperta grazie a un’indagine avviata circa un anno fa dai carabinieri della stazione di Palmanova guidati dal luogotenente Antonio Tomaiuolo.

Questa settimana i militari, dopo mesi di pedinamenti, intercettazioni e dopo aver sentito a verbale decine di clienti, hanno tirato le fila. E così, al termine di questa prima fase dell’operazione “Veneralia” (dal nome della festività romana che si celebrava in aprile, mese in cui è partita l’attività investigativa, ed era dedicata a Venere, dea della bellezza e dell’amore), sono state arrestate diciassette persone – tredici nelle ultime ore e altre nei mesi scorsi – e altre ventiquattro sono state denunciate.

Giovedì sono finite in cella Ying Liu, soprannominata Luna, 39 anni, residente a Cordenons e Zhuping Nie, 37, che abita in città: per loro gli inquirenti hanno ritagliato il ruolo di coordinatrici del ramificato giro di “lucciole” che arrivava sino in Veneto e in Lombardia. Misura cautelare in carcere, come deciso dal gip del tribunale di Udine Mariarosa Persico, anche per: Hui Liu, detta Monica, 53enne, residente a Martellago (Venezia), ma di fatto domiciliata a Tricesimo; Yanhong Liu, chiamata Linda, quarantenne che vive a Ruda; Xianhong Lin, 47, residente a Roma, ma domiciliata a Cervignano; Danna Zou, conosciuta come Sofia, 27 anni, residente a Tricesimo; Liping Wen, 42 anni; Yangeui Wang, 40; Jinlian Hong, 45; Meiqing Zhao, soprannominata Sara, 48; Lixia Gao, 20, tutte con residenza a Udine così come i due uomini Fangnao Wu, 44 anni e Enyong Hu, 33. Altre due persone sono ricercate.

In settembre, quando era stato posto sotto sequestro il primo centro massaggi, quello vicino al casello autostradale di Palmanova, erano state arrestate anche altre due donne cinesi, una 43enne residente a Porpetto e una 32enne che abitava a Udine.

Ingente anche il valore degli immobili (14 centri massaggi per 650mila euro), delle auto (sei vetture di grossa cilindrata per 150mila euro) e delle somme (48mila euro) finite sotto sequestro insieme ai contratti di compravendita di tre abitazioni in Cina (per altri 750mila euro).

Tutto è cominciato durante un controllo stradale. Una pattuglia di Palmanova stava fermando gli automobilisti di passaggio in viale Taglio quando l’attenzione di un carabiniere è stata attirata da un uomo che, dopo essere uscito dal vicino centro massaggi e aver visto le divise, aveva cercato di allontanarsi senza farsi notare. Ma così facendo, naturalmente, aveva dato nell’occhio.

I militari della città stellata avevano voluto capire il motivo di tale imbarazzo e così lo avevano fermato. Lui, messo alle strette, aveva spiegato di aver avuto quella reazione perché, poco prima, in quel centro massaggi, aveva usufruito di una prestazione sessuale che aveva poi pagato alla responsabile della struttura.

Ed è proprio quest’ultimo aspetto che ha indotto i carabinieri ad approfondire la questione. Se una persona si prostituisce, infatti, non commette reato. Quando invece i proventi di tale attività vengono gestiti da individui diversi da coloro che mettono in vendita il proprio corpo, allora si configura l’ipotesi di sfruttamento che, invece, viene punita dalla legge. In questo caso, secondo quanto è stato spiegato ieri durante la conferenza stampa che si è svolta al Comando provinciale, il ricavato di massaggi e atti sessuali veniva diviso a metà: il cinquanta per cento alle ragazze e l’altro cinquanta agli organizzatori del giro che provvedevano ad affittare i locali, a fare gli acquisiti e a tenere una doppia contabilità. Il più delle volte, infatti, veniva fatturato solo il massaggio – per circa trenta euro – mentre i clienti versavano cifre più alte, da cinquanta euro in su, a seconda delle prestazioni e fino a trecento euro per un rapporto completo.

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