Maturità: alla moda, ma non troppo, davanti ai prof
UDINE. Armati di tesina e una buona dose d’ansia, salgono la scalinata semideserta dello Stellini con passo nervoso, diretti a disputare l’ultimo round che sancisce la fine del loro esame di maturità. È la prima giornata della quarta prova, l’orale. Entrano a drappelli di cinque studenti al massimo, una decina gli esaminati in tutto il giorno al liceo classico di piazza Primo maggio.
Per Domizia, Ginevra, Elena e Ilaria gli scritti sono andati. Mentre ripassano, si mordicchiano le unghie laccate di rosso. Un tocco di gloss, un po’ di eyeliner e una punta di fard. D’altra parte bisogna essere «sobrie», è pur sempre un esame.
Il via vai della giornata che apre l’ atto finale dei maturandi è una passerella. Jeans attillati, ray ban, e maxi bag - lo zaino è ormai un reperto archeologico - ai piedi le Converse o le Clark, con calzino bene in vista. Così dettano le icone dei fashion blog.
Ma non chiamateli figli di papà. «No qui c’è di tutto». «Questo? - dice un maturando indicando il suo Rolex vintage al polso - È un regalo».
Non di laurea, ovvio. «E’ andata bene, mi hanno tenuto 40 minuti» esclama Silvia, quando finalmente esce dal torchio degli esaminatori e si getta al collo del fidanzato. «Vado a dormire, sono esausta. Anzi prima vado a bere», scherza. I ragazzi sono netta minoranza allo Stellini, ma quelli che ci sono «be’ sono tosti - ammettono le studentesse - molti frequentano il conservatorio, sono studiosi, ma non secchioni e si sanno divertire» raccontano mentre sbirciano la performance di un compagno che interpreta una piece teatrale del “Dottor Jeckyll e Mr Hyde”.
Per chi ha finito, ora lo studio passa in archivio in attesa dei risultati. Per scegliere l’università c’è tempo. Prima c’è da pensare alla patente, d’altra parte per qualcuno la macchina è da mesi che aspetta parcheggiata in cortile, con il fiocco del 18esimo compleanno. «La 500, ovvio».
E poi c’è il viaggio per eccellenza, quello post matura. Lo stile non è proprio quello alla beat generation di Kerouac. Piuttosto guarda alla blasonata Ibiza e a Mikonos, dove lo spettro del Grexit c’è ma non si vede, camuffato tra le bottiglie di champagne e le feste dal tramonto all’alba. Ma tra le mete ci sono anche le più intellettuali capitale europee, Berlino in primis.
E le più economiche Canarie. Per chi resta, invece, c’è la cara vecchia Lignano, tra il Kursaal e l’intramontabile Tenda. «Ma qui non siamo mica tutti fighetti eh!», avverte Marco seduto sulla scalinata. Non tocca ancora a lui, il suo orale è fissato tra qualche giorno e sta aspettando la professoressa di inglese per l’ultimo ripasso. I suoi genitori fanno gli operai. Non ha la macchina, ma farà presto la patente. «In questa scuola ci sono studenti di ogni tipo. Io l’ho scelta per la preparazione che offre». E no, «non andrò in vacanza. Devo pensare al mio futuro».
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