Maxi-evasione da 12 milioni, dissequestrati i beni a tre “vip”

Ma il tribunale del Riesame ha respinto l’istanza di Bardelli. Il difensore: ricorreremo in Cassazione. Il commercialista Gianattilio Usoni interrogato nella caserma della Guardia di Finanza

UDINE. Revocato il sequestro preventivo emesso dal gip del tribunale di Udine il 17 maggio nell’ambito dell’inchiesta sulla maxi-evasione da 12 milioni di euro contestata a nove “big” dell’imprenditoria friulana.

Il tribunale del Riesame presieduto da Carla Missera (a latere Emanuele Lazzàro e Matteo Carlisi) ha accolto l’istanza presentata dagli avvocati Maurizio Miculan ed Emanuele Urso nei confronti di Gianattilio Usoni, Gabriele Ritossa e Riccardo Del Sabato con riferimento alla presunta evasione Ires da parte della Financiere Bluestone Sa per l’anno d’imposta 2009. Respinta invece l’istanza avanzata per Antonio Maria Bardelli dall’avvocato Giovanni Paolo Businello che, pur non volendo commentare la decisione, anticipa l’intenzione di proporre un ricorso in Cassazione avverso l’ordinanza del Riesame.

«Prendiamo atto con soddisfazione del risultato raggiunto – commentano Miculan e Urso – si tratta di un provvedimento che, in concreto, accerta l’insussistenza di profili penali nella vicenda. Per questo confidiamo che sarà la stessa Procura a chiedere l’archiviazione nei confronti dei nostri assistiti».

Quella di ieri è stata una giornata importante anche dal punto di vista delle indagini. Il commercialista Gianattilio Usoni, assistito dall’avvocato Miculan, infatti, si è sottoposto all’interrogatorio della Guardia di finanza per spiegare e documentare le operazioni relative alle posizioni Bardelli e Midolini. Proprio in relazione a quest’ultimo il gip ha negato il sequestro contro Usoni, ritenendo non sussistere elementi a suo carico.

«Nell’ambito di un contraddittorio sereno e leale con gli investigatori – riferisce il legale – riteniamo di aver fornito agli stessi gli elementi necessari per ricostruire correttamente le vicende oggetto d’indagine e, così come è avvenuto per la posizione di Ritossa e Del Sabato, dimostrare l’infondatezza delle ipotesi di reato contestate dagli inquirenti».

Entrando nel merito dell’ordinanza Miculan e Urso spiegano che «il Collegio ha riscontrato che i ricavi percepiti dalla società nel 2009, pari a 1.200.000 euro, sono costituiti da soli dividendi e che, per legge, tali ricavi possono concorrere alla formazione del reddito nella sola misura del 5% del loro ammontare. Per questo – aggiungono – anche a non considerare i costi risultanti dal bilancio, per il Tribunale non si è comunque raggiunto un reddito imponibile suscettibile per determinare un superamento delle soglie di evasione previste dalla legge penale. Decisiva - aggiungono i difensori – la documentazione contabile dimessa in sede di ricorso, in particolare il conto economico della società da cui evincere la natura dei ricavi, documentazione che non era a disposizione della Gdf al momento in cui la Procura ha chiesto il sequestro preventivo».

Tre giorni fa all’udienza davanti al tribunale del Riesame avevano pure fatto seguito gli interrogatori nella caserma della Gdf. L’avvocato Businello chiarendo la posizione di Bardelli (al quale sono stati sequestrati in via preventiva beni per 1.617.273 euro) aveva contestato le accuse di esterovestizione spiegando che la decisione di Bardelli di andare all’estero non fosse dettata dalla volontà di evadere le tasse bensì dalla necessità di trovare partner commerciali che venissero a lavorare al “Città Fiera” e banche in grado di concedere finanziamenti a condizioni più vantaggiose. Anche Miculan, difensore di 5 dei 9 imputati, nel discutere le posizioni di Del Sabato e Ritossa del gruppo Zaffiro aveva contestato l’accusa fondando la propria istanza sul mancato raggiungimento della soglia di rilevanza penale. Argomentazioni che il Riesame ha accolto.

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