Maxi-risarcimento per Ale? La Regione: «Solidarietà, ma decideranno i legali»
CERVIGNANO. Esprimono solidarietà massima e incondizionata ad Alessandra Clama, in coma paravegetativo dal 2010, e alla sua famiglia. Ma si astengono da qualsiasi risposta di natura giurico-legale: non le conoscono ancora e non se la sentono neppure di commentare il caso con affermazioni disancorate da dati certi.
Perchè, anche per loro, l’azione civile promossa contro la Regione e Fvg Strade spa dalla madre e dai fratelli della cervignanese rimasta vittima di un incidente, per ottenere un risarcimento di quasi 11 milioni di euro, è notizia di questi giorni.
«Non appena ci è giunta comunicazione dal tribunale, abbiamo messo in moto l’ufficio legale, affinchè valuti la questione di concerto con Fvg Strade – ha detto l’assessore regionale alle Infrastrutture, Mariagrazia Santoro –. Si tratta di un incidente avvenuto cinque anni fa, che non conoscevo e sul quale ci stiamo informando».
«Una cosa, comunque, è assolutamente certa: siamo vicini alla famiglia, perchè ha vissuto e continua a vivere un dramma inimmaginabile e che con il passare del tempo diventa sempre più pesante. Tuttavia – continua –, allo stato non è possibile formulare alcun giudizio o discorso di carattere generale: la vicenda è molto particolare e richiede verifiche tecniche, specie per quel che riguarda la normativa vigente in materia di strade. Ecco perchè, in questo momento, qualsiasi opinione sul caso risulterebbe inutile».
L’incidente risale al 20 aprile 2010. Erano le 6 del mattino e Alessandra, che all’epoca aveva 26 anni e risiedeva a Grado, stava percorrendo la regionale 352, diretta al panificio Bagolin di Terzo d’Aquileia, dove lavorava con la madre e un fratello.
Una perdita improvvisa di controllo della Fiat Punto che stava guidando, forse nel tentativo di evitare un ostacolo, l’aveva fatta finire contro un platano, vicino ai bordi della carreggiata. Soccorsa dai sanitari del 118, la giovane si salvò, ma al prezzo di lesioni così gravi, da ridurla in uno stato paravegetativo.
Ora, assistiti dallo Studio 3A, società specializzata nel risarcimento danni, con gli avvocati Andrea Piccoli e Alessandro Menin, del foro di Venezia, i familiari hanno deciso di chiedere i danni a coloro che ritengono i responsabili dello schianto: la Regione, proprietaria della 352 dopo il trasferimento dallo Stato, e Fvg Strade, cui ne compete la gestione generale, dalla manutenzione alla segnaletica e alla normativa.
«La nostra è una causa “pilota” – sostengono i legali – e si fonda sulla tesi che non ci fossero gli idonei presidi per scongiurare i pericoli in una strada, sulla quale si erano già verificati incidenti con esiti mortali. Il platano posto ai lati della carreggiata rappresentava un ostacolo fisso che, se protetto da apposito guardrail, avrebbe potuto limitare i danni subiti dalla giovane. L’impatto sarebbe stato completamente diverso e le conseguenze meno devastanti».
In attesa dell’udienza del 26 novembre, quando il processo prenderà il via davanti al tribunale di Udine, anche l’avvocato Giorgio Damiani, presidente di Fvg Strade, prende tempo.
«È chiaro che ci costituiremo – si limita ad anticipare –, ma nel merito non posso che rimettermi alle valutazioni tecniche che faranno il nostro ufficio legale e il consulente che incaricheremo per questo caso. Ferma restando l’assoluta comprensione per la delicatezza di questa tragedia – aggiunge –, l’unico dato oggettivo che possediamo è che lungo la strada ci sono dei platani. Spetterà al giudice valutare le risultanze istruttorie e stabilire torti e ragioni».
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