“Mazzetta” per i grattacieli a una dipendente? La Rizzani de Eccher perde la causa
UDINE. Un’opera stellare come “City life”, il progetto di riqualificazione dell’ex quartiere storico della Fiera di Milano. E un’azienda leader come “Rizzani de Eccher spa”, che per realizzare il complesso aveva costituito con un altro partner una società ad hoc, la “City Contractor”. È su questo sfondo, a tanti zeri e altrettante incognite, che si colloca la causa di lavoro conclusa in questi giorni al tribunale del capoluogo lombardo.
Causa che il gruppo friulano aveva promosso contro una propria dipendente, per una presunta “mazzetta” che la donna era stata accusata di avere intascato per favorire una ditta subappaltatrice, e dalla quale è però uscito sconfitto e con la promessa di ritrovarsi a breve a propria volta denunciato, in sede civile e anche penale, per l’ipotesi di reato di calunnia.
La vicenda risale al 2014 e ha per protagonista una milanese di mezza età che alla City Contractor era il capo dell’Ufficio acquisti. Quando, in settembre, il cantiere viene completato e la società viene conseguentemente sciolta, nel suo conto non si vede accreditato neanche un centesimo del Trattamento di fine rapporto.
Dopo una serie di mail di chiarimento rimaste senza risposta, la spiegazione arriva lo scorso gennaio, quando, grazie all’intervento del professore avvocato Giorgio Maria Zamperetti, del foro di Milano, al quale si rivolge per una consulenza legale, scopre di essere stata accusata - a suo dire ingiustamente - di «infedeltà» e per questo “sanzionata” con il mancato versamento della somma di sua spettanza.
A metterla nei guai sarebbe stata una “tangente” di 15 mila euro, che - secondo i vertici della società - si sarebbe fatta consegnare da una società emiliana, in cambio della garanzia di vedersi assegnato uno dei subappalti di City life.
Contratto che poi, in effetti, venne sottoscritto, «ma – precisa l’avvocato Zamperetti – a prescindere da qualsiasi asserita pressione da parte della mia assistita». Eppure, il sospetto sorse e bastò a convincere i suoi datori di lavoro a prendere provvedimenti drastici nei suoi confronti.
Lo scorso 3 giugno l’epilogo. «Il giudice ha disconosciuto la tesi della società, condannandola al pagamento del Tfr e alla rifusione delle spese legali – ha detto il difensore –. Già in una precedente udienza, il tribunale aveva confermato la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo ottenuto dalla dipendente.
Poiché la società si era rifiutata di adempiere spontaneamente al decreto ingiuntivo esecutivo, la mia assistita ha promosso una procedura esecutiva, pignorando i crediti della City Contractor verso alcuni istituti di credito».
Questione di giorni e scatterà il secondo round. «Ci siamo riservati – conclude l’avvocato Zamperetti – di agire per calunnia nei confronti di City Contractor e di Rizzani de Eccher».
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