Mazzette della Pilosio a Roma: tre arresti

Un responsabile e un consulente dell’azienda accusati di avere oliato un funzionario ministeriale. Gli arresti e le perquisizioni eseguiti dalla Guardia di finanza

UDINE. Lui era il coordinatore della commissione ministeriale incaricata di vagliare e, se del caso, approvare le richieste di commercializzazione di ponteggi industriali e civili. Loro rappresentavano una delle tante aziende interessate non soltanto a ottenere quelle autorizzazioni, ma anche a farlo nel più breve tempo possibile.

E allora succedeva che controllato e controllore si incontrassero, correggessero insieme le richieste, talvolta le sostituissero alle originali e infine, tra una stretta di mano e l’altra, il loro intermediario consegnasse all’ospite romano una busta piena di contanti.

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Questo è quel che la Procura di Udine ha ipotizzato, al termine dell’attività investigativa condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza friulana, e questa è la ragione che ieri mattina ha portato all’arresto di tre persone e alla perquisizione delle loro abitazioni e dei rispettivi uffici, al ministero del Lavoro e politiche sociali e alla “Pilosio spa” di Feletto Umberto. Per tutti, l’accusa è di concorso in corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio.

Gli indagati

Delle tre misure di custodia cautelare, l’unica in carcere è stata notificata a Michele Candreva, 56 anni, di Spezzano Albanese (Cosenza), indagato in qualità di coordinatore della Commissione opere provvisionali istituita al dicastero stesso. Per Claudio Sairu, 75 anni, di Udine, ingegnere libero professionista e consulente della Pilosio, e Federico Bortolussi, 36 anni, di San Giorgio di Nogaro, che all’interno dell’azienda di Feletto Umberto è responsabile dell’Ufficio tecnico, il pm Marco Panzeri ha ritenuto sufficiente chiedere i domiciliari.

Corruzione internazionale, perquisizioni alla Pilosio

L’ordinanza applicativa porta la firma del gip Matteo Carlisi. Il fascicolo trae origine dall’inchiesta che lo stesso magistrato aveva avviato in febbraio a carico dell’ex amministratore delegato di Pilosio, Dario Roustayan, per l’ipotesi di reato di corruzione internazionale, in relazione a una serie di presunte tangenti versate per garantire all’azienda appalti milionari all’estero.

Le indagini, ancora alla fase preliminare, sono state da poco prorogate. Intanto, il tribunale di Trieste ha rigettato la richiesta di sequestro conservativo che i legali della società avevano presentato sui suoi beni per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro.

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Tangenti per accelerare l’iter

Il cardine probatorio del nuovo filone investigativo è rappresentato dalle intercettazioni telefoniche e ambientali che i militari al comando del colonnello Davide Cardia hanno eseguito nei mesi scorsi nell’ambito dell’inchiesta madre. Sono state quelle conversazioni a indirizzare l’attenzione sul funzionario ministeriale e sulle sue missioni in Friuli.

Quattro quelle accertate - limitatamente a quest’anno - negli atti inviati in tribunale: dal 27 al 29 maggio, dal 18 al 19 giugno e, poi di nuovo, dal 24 al 28 giugno e dal 6 al 7 agosto. In tali occasioni, Candreva avrebbe aiutato i tecnici della Pilosio a predisporre la documentazione da allegare alla richiesta di via libera alla messa in commercio dei ponteggi multidirezionali denominati “Mp83”.

E lo avrebbe fatto in virtù della propria posizione all’interno della Commissione, garantendo il superamento di qualsiasi tipo di ostacolo al rilascio dell’autorizzazione e tempi decisamente più rapidi all’iter amministrativo. Nel caso di errori già commessi e individuati, invece, avrebbe provveduto – in tesi accusatoria, nel caso del ponteggio “Mp115” – a emendare le pratiche, vidimando i documenti con tanto di timbro ministeriale appositamente portato negli uffici di Feletto Umberto, e sostituendoli poi a quelli precedentemente depositati a Roma.

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I bonifici e il contante

Il disturbo di Candreva sarebbe stato compensato, oltre che con l’ospitalità offertagli a ogni sua nuova visita, anche con il denaro che Bortolussi avrebbe attinto alla cassa della Pilosio e girato, a mezzo bonifici, sul conto di Sairu, affinchè gliele consegnasse in contanti. Per giustificare quella movimentazione di denaro, Sairu avrebbe «fatturato alla società progettatrice inesistenti prestazioni di consulenza». Stando alle risultanze della Finanza, nei primi tre dei quattro incontri contestati sarebbero state consegnate somme pari, rispettivamente, a 685, 650 e 3.800 euro.

Durante la perquisizione condotta in una delle abitazioni del funzionario ministeriale, però, le Fiamme gialle hanno trovato diverso contante, per un ammontare di alcune decine di migliaia di euro e suddiviso in buste sulle quali sarebbero stati annotati i nomi di altre aziende italiane specializzate in attività affini a quelle certificate dalla commissione da lui coordinata.

Avvocati e azienda

Quasi impossibile, al momento, conoscere la posizione degli indagati. «In questa fase – ha detto l’avvocato Nicola Caruso, difensore di Sairu – non ho niente da dire». L’avvocato Irene Lenarduzzi, che assiste Bortolussi, ha invece insistito sulla «posizione defilata» del proprio cliente, sottolineato «l’esiguità degli importi contestati» ed escluso «la fittizietà delle consulenze».

Il legale della Pilosio, invece, ha comunicato «l’intenzione della società di offrire, come sempre, la massima collaborazione alle autorità giudiziarie» e di «attendere di esaminare quando saranno disponibili gli atti alla base delle iniziative della Procura». Candreva, a Roma, ha incaricato della propria difesa l’avvocato Giulia Bongiorno.

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