Mazzolini: persi il seggio per una vendetta, e oggi il Pd salva l’amico Marsilio

Lo sfogo del leghista decaduto: «Contestavo Pramollo e la giunta delle elezioni votò contro di me» «Violino aiuta i Dem, ma nel mio caso aveva mal di denti. Ma quale legge? Sono solo scelte politiche»
Tarvisio 20 Aprile 2012. Dibattito sindaci. Telefoto Copyright Foto Petrussi
Tarvisio 20 Aprile 2012. Dibattito sindaci. Telefoto Copyright Foto Petrussi

UDINE. Stefano Mazzolini, immagino sia arrabbiato per l’esito della vicenda Marsilio-Agnola.

«Arrabbiato? Di più».

Ci dica il perché?

«Perché si tratta di casi simili al mio. E quindi anche loro dovevano essere cacciati dal consiglio regionale».

Sarà, ma nei suoi confronti ci sono anche due gradi di giudizio, tribunale di Trieste e Corte d’appello. E il suo ricorso è stato respinto.

«Premesso che la mia vicenda non si ferma qui, giova sottolineare che la giunta per le elezioni è composta da consiglieri regionali che decidono di tenere in Regione chi vogliono. Per questo mi hanno considerato un amministratore di società e dunque ineleggibile. Queste cose non succedono in Europa, dove prima vieni eletto e poi scegli».

Ribadisco però che le decisioni sono andate oltre la giunta delle elezioni

«Certo. Ma giova anche sottolineare che la normativa in questione non è affatto chiara. Lo fosse stata, perché adesso il Pd corre ai ripari per modificarla? Non è un’ammissione che qualcosa non va? Insomma, si è fatto di tutto e di più per salvare Marsilio e Agnola».

Fu cacciato per la presidenza di Promotur
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Quindi lei continua a sostenere che si tratta di una decisione soltanto o eminentemente politica?

«Certamente! Contro di me è stata eseguita una vera e propria sentenza politica».

Scusi ma i suoi dov’erano? Mi pare che Violino si sia schierato a favore di Marsilio e Agnola

«Lo so. Ed è un fatto estremamente grave. Ma ricordiamoci che Violino quando la giunta decise per il mio caso, non si presentò dicendo che aveva problemi a un occhio».

Nemmeno la Zilli si è spesa per lei. Forse perché ricorda il caso Agemont?

«L’avvocatura della Regione prima, la giunta per elezioni poi, diedero pareri contrastanti sul mio caso e su quello di Zilli. E questo è accaduto perché la legge non è chiara. Io, in quanto presidente di un ente regionale (Promotur) potevo essere considerato incompatibile, nulla di più. Zilli, invece, in quanto consigliere di Agemont, era da considerare ineleggibile, in quanto amministratrice di un ente regionale. È il cda che ha le deleghe per amministrare, non il presidente».

Che fare allora nei casi di difficile interpretazione in attesa che la norma sia rivisitata?

«Nei casi di dubbia interpretazione della legge, sarebbe opportuno far prevalere la volontà del popolo. La legge è sbagliata e quindi, come fa il Pd, si interpreta per gli amici e si applica per i nemici».

Il Pd “salva” Marsilio e Agnola

Torniamo alla sentenza politica contro di lei...

«Marsilio e la De Monte si opposero alla mia presenza in consiglio regionale perché sono contrario all’impianto del Pramollo tanto caro all’europarlamentare, mentre a Marsilio diede fastidio che in Carnia presi tantissimi voti, soprattutto nel suo territorio e nel suo paese e perché ho risistemato i conti della Promotur, mandando a casa chi aveva contratti troppo bene retribuiti».

Si sente solo in questa sua battaglia visto che nemmeno la Lega si è mossa?

«Mi ha chiamato Fedriga per la questione Violino. Io gli ho detto che mi sentivo rassegnato e che di certo Violino non mi avrebbe difeso. Con Fedriga sono in sintonia. Continuerà a fare politica con maggiore determinazione».

Un ultimo giudizio sul Pd?

«Il comportamento che hanno avuto nei miei confronti dimostra che sono i più attaccati alle sedie e vogliono sbarazzarsi di tutti i possibili nemici. Io sono una vittima della sinistra».

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