Medici scortati dagli alpini contro le aggressioni: il progetto pilota parte dal Friuli

Gli alpini del Friuli Venezia Giulia scrivono una nuova pagina nella loro storia di solidarietà e vicinanza alla popolazione.
Lo fanno raccogliendo l’appello dell’Ordine dei medici di Pordenone e dell’Aas 5: saranno i “custodi” dei medici del servizio di continuità assistenziale (più noto come servizio di guardia medica), per prevenire i sempre più frequenti episodi di aggressione che il personale, in special modo quello femminile, subisce.
E lo fanno con un progetto sperimentale che ha l’ambizione, come ricordato dall’assessore regionale alla salute Riccardo Riccardi, di diventare «un modello nazionale». Intanto a Udine parte la formazione per i camici bianchi ed è allo studio l’adozione di allarmi anti-aggressione nelle sedi di lavoro.
Il documento, sottoscritto al teatro Pasolini di Casarsa della Delizia, da Guido Lucchini, presidente dell'Ordine dei medici di Pordenone, Giorgio Simon, direttore generale dell’Azienda per l’assistenza sanitaria pordenonese e da Ilario Merlin, presidente della sezione di Pordenone dell’Associazione nazionale alpini, consente di avviare una collaborazione per affiancare due alpini per ciascun turno di continuità assistenziale – la guardia medica è in servizio tutte le notti e, nel fine settimana dalle 10 di sabato –, con la finalità di aumentare la sicurezza degli operatori. Il servizio viene attivato in via sperimentale a Pordenone e San Vito al Tagliamento.
“Amico alpino accompagnami”, questo il nome del progetto, è stato ideato in una seduta del consiglio dell’ordine dei medici, come ha spiegato il presidente Lucchini, anima e coordinatore del piano. Da quel passaggio il coinvolgimento dell’Aas 5, dell’Ana di Pordenone e di Prefettura e forze dell’ordine, che hanno apportato migliore all’intesa.
«Da noi i numeri delle violenze sono piccoli – ha spiegato Fulvio Kette, Risk manager dell’Aas 5 –, ma perché c'è un grande sommerso, gli operatori non segnalano perché vivono in un clima di sfiducia. Questo vale non solo per la guardia medica: dipartimento di salute mentale, geriatria, sale d’attesa, pronto soccorso, ma anche servizi di back office, veterinaria, uffici per il rilascio patenti, sono tutti servizi dove il rischio di aggressioni è alto.
Questo genera un malessere psicofisico nel personale per cui non potevamo non intervenire. Quando Lucchini mi ha contattato l’unità di intenti è stata immediata: in sei mesi si è sviluppato il progetto».
Come ha spiegato Kette, i volontari – che saranno riconoscibili anche dall’abbigliamento e da un badge identificativo – sono formati sulle modalità con cui accogliere i pazienti e relazionarsi, sia con le parole che con i gesti. Questo anche per intervenire in caso di eventuale tensione. In caso di pericolo devono allertare le forze dell’ordine attraverso il 112.
«I volontari accompagneranno i medici anche nelle visite domiciliari». Per Ilario Merlin «gli alpini sono molto di più che “quelli della pastasciutta”. Noi non possiamo risolvere il problema delle aggressioni al personale sanitario, ma possiamo intanto tamponare un’emergenza. Non saremo mai i rambo della situazione. Possiamo sorvegliare e casomai attivare le forze dell’ordine».
A evidenziare il valore degli alpini, l’assessore Riccardo Riccardi. «Riconosco il merito all’alleanza tra operatori sanitari e istituzioni nel garantire la salute dei cittadini – ha sottolineato Riccardi – con un’iniziativa che dà orgoglio alla nostra regione perché è già un esempio nazionale a cui ispirarsi. Gli alpini sono da sempre portatori di pace, libertà e solidarietà come hanno dimostrato anche in questa circostanza».
Il direttore generale dell’Aas 5, nell’evidenziare l’importanza del lavoro svolto dai medici di continuità assistenziale, ha anche auspicato che si arrivi a un nuovo contratto. «Come azienda abbiamo fatto un accordo locale per impiegare questi professionisti in molti ambito.
È necessario tuttavia un accordo quadro regionale per migliorare la loro condizione. Come azienda abbiamo avanzato una bozza alla Regione. Attendiamo di capire se possa avere seguito».
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