Medicinali consegnati a domicilio, bocciato il ricorso di Federfarma

Il Tar ha respinto la protesta sulla distribuzione diretta dei farmaci da parte delle strutture sanitarie. Nessuna irregolarità della Regione, ma i professionisti difendono i punti vendita

UDINE. Nessun dietrofront sulla distribuzione diretta dei farmaci da parte delle strutture sanitarie regionali. Lo ha stabilito il Tar respingendo, per infondatezza, il ricorso presentato da Federfarma Fvg.

Ospedali e strutture specialistiche pubbliche potranno dunque proseguire con la distribuzione dei farmaci di competenza ospedaliera (classe H) e di classe A prescritti per la medesima patologia come previsto dall’impugnata delibera regionale 1488 con la quale, nel 2010, la giunta Tondo aveva fornito agli enti del servizio sanitario regionale indicazioni in merito alla distribuzione diretta dei farmaci.

A giudizio del tribunale amministrativo del Friuli Venezia Giulia, non vi è stata da parte della Regione alcuna violazione di legge come invece sostenuto dal sindacato dei farmacisti che aveva ravvisato un eccesso di potere da parte dell’amministrazione regionale al punto 4 dell’allegato alla delibera ravvisando un’estensione oltre il primo ciclo terapeutico della distribuzione diretta dei farmaci.

Così recita il passaggio “incriminato”: «Nel caso di pazienti che si rechino alla struttura sanitaria per ricevere farmaci di classe H, dovrà essere loro garantita la consegna comunque di tutti i medicinali di classe A prescritti per la stessa patologia».

L’inciso, a giudizio dei farmacisti, sarebbe in palese violazione di legge e sintomatico di un eccesso di potere, «contemplando la distribuzione diretta da parte delle strutture del servizio sanitario regionale di medicinali non erogabili con tale forma di distribuzione (classe H) ovvero la distribuzione diretta di farmaci per i quali tale forma è limitata per legge (la 405/2001, articolo 8) ai casi tassativamente previsti».

Che sono – lo stabilisce la richiamata norma statale del 2001 – limitati al «primo ciclo terapeutico completo, sulla base di direttive regionali, per il periodo immediatamente successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale».

Casi che con la delibera impugnata secondo i farmacisti la Regione avrebbe di fatto esteso, andando oltre il primo ciclo di terapia. Non invece a giudizio del Tar, che anzitutto ha legittimato l’intervento regionale in materia di distribuzione diretta dei farmaci – sia attraverso le proprie strutture sanitarie sia “per conto” – ricordando che è espressamente previsto, per le Regioni e le Province autonome, dalla legge ordinaria 405.

Quanto al merito della delibera, secondo il tribunale amministrativo «si mantiene all’interno dei limiti previsti dalla legge statale» e «non vi è ragione per inferirne la non limitazione al primo ciclo terapeutico».

Riservandosi di valutare nel merito la sentenza, il presidente di Federfarma Fvg, Alessandro Fumaneri, definisce il «problema in parte ormai superato». «La distribuzione per conto è acquisita da tutte le farmacie della regione – afferma – e in questo momento stiamo trattando per il primo ciclo di terapia».

Il sindacato si sta confrontando da mesi con gli uffici della Regione per trovare la quadra sulla distribuzione diretta dei farmaci facendo sintesi delle diverse esigenze in campo: quelle dell’ente pubblico che deve contenere la spesa farmaceutica, quella del cittadino cui dev’essere garantito un facile accesso al farmaco, quella delle farmacie, che rivendicano in materia di distribuzione dei medicinali il ruolo da protagoniste che gli è proprio.

«L’obiettivo è portare a compimento, in tempi brevi, una distruzione “per conto” regionale, superando le diversità che oggi la caratterizzano invece a livello delle singole aziende sanitarie. Quel che vorremmo – precisa Fumaneri – è regolamentare il primo ciclo di terapia e utilizzare un’unica piattaforma distributiva anziché le attuali tre».

Ne va della stessa sopravvivenza delle farmacie, che recentemente hanno pagato – caso limite quello del primo fallimento in regione la scorsa primavera – l’ingresso a gamba tesa delle aziende sanitarie nella distribuzione diretta dei farmaci. Unita a sempre più risicate possibilità di spesa delle famiglie e ancora alla riduzione del costo dei medicinali mette in seria difficoltà l’operato delle farmacie.

“Negozi” sì, che svolgono però un importante ruolo di servizio e presidio del territorio, specie nelle zone più marginali, tiene a precisare Federfarma. «In questo senso – conclude Fumaneri – abbiamo grosse preoccupazioni. Non più solo per le farmacie della montagna, ma pure per quelle di pianura e città. Ci sono ormai grosse sofferenze».

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