Medico udinese in pensione va a Londra: ora vaccina gli inglesi contro il Covid

UDINE. Giunto all’età pensionabile, il medico di medicina generale udinese, Pierluigi Struzzo, classe 1952, voleva continuare a curare la gente. E così ha raccolto il suo bagaglio di esperienza ed è volato a Londra dove oggi si prepara a vaccinare gli inglesi contro il Covid. Il professionista che l’innovazione l’ha sempre promossa e adottata, invita tutti a vaccinarsi contro il coronavirus che non esita a definire «una bestia rara». Dal suo studio di Londra, Struzzo sta completando la formazione online richiesta dal sistema sanitario inglese per «spiegare a medici, infermieri, fisioterapisti e assistenti sociali cos’è il vaccino, che rischi comporta e come dobbiamo comportarci».
Le vaccinazioni sono affidate a tutti gli operatori sanitari, è una corsa contro il tempo?
«Tutti gli operatori sanitari possono effettuare le vaccinazioni che al momento coinvolgono solo gli ospiti e il personale delle case di riposo e successivamente i medici».
La campagna quando sarà estesa alla popolazione?
«Dal 14 dicembre. Io inizierà a vaccinare da gennaio perché il 20 dicembre rientrerò a Udine. La comunità non sarà chiamata a presentarsi come avviene per la vaccinazione anti influenzale, i problemi di stoccaggio non lo consentono. A Barnet dove lavoro hanno creato due centri per immagazzinare le confezioni e qui le persone saranno invitate a presentarsi».
Il vaccino va conservato a basse temperature, è questo il problema?
«Il vaccino viene distribuito in scatole da 195 fiale da cinque dose ciascuna. Sono 975 vaccinazioni che devono essere fatte entro tre giorni perché una volta scongelato dai 70 gradi può stare in frigo a 8 gradi per non più di tre giorni. La parola d’ordine il vaccino non va sprecato».
Siete sicure che in tre giorni si presenteranno 975 persone?
«In questo momento sto inviando le lettere agli ultra ottantenni per invitarli a iscriversi in uno dei due centri. Solo quando si raggiungono le 975 iscrizioni vengono consegnate le dosi conservate in una cella frigorifera a Londra. Complessivamente la Gran Bretagna ha a disposizione 800 mila dosi».
Orari, modi e tempi come vi state organizzando?
«È prevista l’organizzazione di 1.200 centri di vaccinazione e gli operatori sanitari lavoreranno sabato, domenica, Natale e Capodanno 12 ore al giorno per arrivare a coprire una grossa fetta della popolazione».
La gente sta rispondendo alla chiamata?
«Molte persone sono scettiche non dimentichiamo che ogni domenica a Trafalgar Square si riuniscono i negazionisti, dopodiché i pazienti se li contatti direttamente ti sono riconoscenti. Soprattutto gli stranieri non sanno cos’è il vaccino , ma se gli spieghi i rischi che corrono ti ascoltano».
La percentuale dei negazionisti è in aumento o in calo?
«Un mese fa veniva si stimava che il 50 per cento degli inglese non volesse sottoporsi al vaccino, ora la percentuale è scesa. Sono convinto che la gente ha capito e anche se in strada non si vedono molte mascherine, verrà a vaccinarsi».
Perché secondo lei la Gran Bretagna è riuscita a tagliare i tempi delle autorizzazioni?
«Perché Boris Johnson ha compresso i protocolli ed è riuscito a modificarli. Ha potuto farlo perché da quasi un anno la Gran Bretagna ha lasciato l’Unione Europea. Un ente a se state parificato all’Ema ha approvato l’operazione».
Sta dicendo che bisogna saper osare?
«Bisogna saper osare nei momenti giusti, Johnson ha tolto i tempi morti della ricerca, in Inghilterra ci si diverte perché pensano oltre, mentre in Italia pensano solo ai piccoli interessi».
Per questo motivo ha deciso di trasferirsi a Londra?
«Come medico di medicina generale non ero mai d’accordo con la governance e quando sono andato in pensione mi sono iscritto a Linkedin perché non volevo rimanere senza fare niente. Dall’Inghilterra sono stato contattato nel 2917 e dopo un anno di incartamenti mi hanno “vieni che ti facciamo vedere dove ti mandiamo”».
Dove l’hanno mandata?
«A Manchester. Dopo un anno sono andato a Londra. Il programma tiennale prevede una prima fase di formazione durante la quale devi dimostrare la conoscenza della lingua. Mentre in Italia gli infermieri e i medici stranieri nei reparti non sanno esprimersi in italiano, qui se non conosci l’inglese resti fuori».
Svolgere la professione di medico a Londra è lo stesso che svolgerla in Italia?
«Iniziamo col dire che qui tutti i medici hanno un tutore mentre in 40 anni di professione in Friuli potevo vendere anche l’acqua santa, nessuno è mai venuto a chiedermi “come fai il medico?”. In Inghilterra, invece, i medici devono scrivere cosa fanno e ogni anno un supervisore verifica come ci aggiorniamo. Qui si continua a studiare come deve essere».
Qualche bravo medico però c’è nella nostra regione?
«Certo, il sistema si regge perché su 100 medici di medicina generale 51 sono bravi singolarmente e 49 non vanno a visitare i pazienti e non rispondono al telefono».
La sua è stata una scelta coraggiosa anche perché a Udine ha lasciato la famiglia?
«Mia moglie e mia figlia hanno capito, ho deciso di cambiare perché volevo capire come funziona il sistema sanitario inglese che resta al top. Guardandolo da dentro, però, si può perfezionare ancora».
Lei ha definito il Sars-Cov2 una brutta bestia, l’ha sempre pensato?
«No inizialmente, memore dell’Aviaria e della Sars, ero tra quelli che diceva è solo un’influenza. Poi contando i morti mi sono ricreduto: la medicina richiede flessibilità».
In questo momento lavorate da remoto?
«Lavoro con due computer, tre telefoni e una segretaria, non vedo più di tre pazienti a settimana. Le misure ci impongono di chiudere le porte, dobbiamo filtrare molto i pazienti con la tosse non li accettiamo e gli diamo le indicazioni al telefono».
Anche in Friuli molti medici sostengono di non avere dispositivi di protezione a sufficienza, è così anche Londra?
«Qui abbiamo mascherine quante ne vogliamo, mentre in Italia mi hanno detto che la guardia medica ne riceve una a settimana. Non è possibile avere una limitata disponibilità di protezioni».
Contro il coronavirus si vaccinerà?
«Lo farò, non ho alcun dubbio».
Quando si concluderà la campagna?
«Il contratto per la vaccinazione scade il 31 agosto. Dobbiamo agire con urgenza prima di un’eventuale mutazione del virus. Il rischio che possa succedere c’è».
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