Mercato settimanale in grave crisi Gli ambulanti: troppa concorrenza
Tavagnacco: sempre meno clienti tra le bancarelle del mercoledì mattina in centro a Feletto Umberto Il fruttivendolo: lavoro calato del 50%. Il pescivendolo: troppe spese. Duriavig: cercheremo di aiutarli

TAVAGNACCO . Da una parte i clienti, pochi e sempre meno interessati ad acquistare. Dall’altro la concorrenza, spesso dannosa per chi già fatica a tenere in piedi la propria piccola attività. Sono tempi difficili per i venditori ambulanti che ogni mercoledì mattina danno vita al mercato di Feletto. Da via Feruglio a piazza Libertà fino a via Udine, sono tutti d’accordo: la crisi ha colpito duramente anche il commercio ambulante.
Adriano Minisini vive a Primulacco e vende frutta e verdura dall’85: «I clienti più o meno ci sono – dice –, ma il lavoro è calato tanto, forse del 50%: sono tanti i rivenditori e con l’apertura dell’attività del gruppo Visotto arriverà un’altra bastonata».
È della stessa idea Liviana Brocchetta, di San Giorgio di Nogaro. Il mercoledì a Feletto è appuntamento fisso da 20 anni. Branzini, calamari, orate: passando davanti alla sua bancarella si respira profumo di mare. «Le cose vanno male, c’è poca gente e chi arriva compra lo stretto necessario – rileva –. Il paese è piccolo, ma c’è tanta concorrenza, siamo in tre a vendere pesce. E le spese? Solo di ghiaccio sono 1.200 euro al mese».
Cosa propone il mercato della frazione? Abbigliamento, gastronomia, merceria, articoli per la casa. C’è di tutto. La maggior parte sono italiani; tra gli stranieri, molti i cinesi. Mario, di Udine, sceglie Feletto da 22 anni. La sua colorata bancarella è piena di calzini, di tutti i generi. «Sopravviviamo – ammette –. È finita l’era buona, le vendite sono calate: c’è troppa offerta. I calzini si vendono pure in farmacia».
Il mercato settimanale, insomma, da sempre punto di riferimento per la comunità, non sembra portare più i benefici sociali ed economici di un tempo. Anche Lorella è amareggiata: nella sua bancarella espone articoli per sartoria. «Sono qui dal 1994 – svela –: c’è poca gente, non si acquista più come una volta. Il momento è complicato per tutti: gli stessi negozianti del paese aspettano il mercoledì mattina per vedere qualcuno che passa».
Susanna Minin di Gonars, che con il marito vende scarpe, prova a scacciare la negatività: «Noi non possiamo lamentarci, lavoriamo abbastanza bene – afferma –. In generale il calo si è sentito, ma teniamo duro. Forse molto dipende anche dal tipo di articolo».
Questa l’analisi dell’assessore alle attività economiche, Marco Duriavig: «Il mercato rappresenta un momento importante per il territorio, anima e vivacizza il paese. Ci impegneremo a rilanciarlo – spiega l’amministratore –. Sappiamo che ci sono alcune postazioni libere, ma ultimamente alcune aziende si sono rivolte al Comune perché interessate a vendere i propri prodotti. Questo fa sperare bene».
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