Messa alla prova per il fattore accusato di maltrattamenti sui suoi bovini, gli animalisti: «Pena ridicola per chi ha commesso atti crudeli»
In questa fattispecie, l’imputato ha scelto di non affrontare un processo tradizionale ma di aderire a un progetto di recupero sociale
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Un allevatore di Coseano è accusato di maltrattamenti nei confronti di animali, e di bovini in particolare. Una vicenda risalente al periodo compreso tra il novembre 2022 e il febbraio 2023, che ha portato la procura di Udine a fare luce sulla vicenda, rinviando a giudizio l’allevatore per maltrattamenti, come previsto dal codice 544 ter del codice penale, avendo messo in atto condotte reiterate e omissive. Da quanto rilevato dall’accusa, gli animali erano costretti a vivere tra i propri liquami, malnutriti e non curati se feriti (alcuni capi sono stati ritrovati privi di vita), in una stalla sporca e scarsamente illuminata.
Da quanto ricostruito nel corso delle indagini, le condizioni igienico sanitarie della stalla di Coseano erano inesistenti e le bovine presentavano importanti infiammazioni mammarie, mai curate, con evidenti segni di sofferenza. Nel procedimento a carico dell’allevatore, la Lega anti vivisezione (Lav) di Pordenone, assistita dall’avvocato Maddalena Bosio del foro di Udine, si è costituita parte civile.
Nel corso della prima udienza, svoltasi nel tribunale di Udine il 4 ottobre, il giudice ha ammesso l’imputato alla messa alla prova, come richiesto dalla difesa dello stesso, rinviando all’udienza del 14 gennaio l'esame del relativo programma di attività, con l’intenzione di offrire un'opera di volontariato a contatto con gli animali.
Una scelta che non ha trovato la condivisione della Lav di Pordenone: «Questa modalità di estinzione del reato non dovrebbe essere prevista per illeciti contro esseri viventi, il cui valore, in questo modo, viene svilito al pari di meri oggetti – dichiara Bianca Boldrini, responsabile area animali negli allevamenti di Lav, che si è occupata sin dal principio del caso -. L’ammissione della messa alla prova determina una pena ridicola per chi ha commesso atti crudeli, perpetrati nel tempo, nei confronti di più animali».
La messa alla prova costituisce un procedimento giudiziale in cui l'imputato, anziché affrontare il processo tradizionale, sceglie di aderire a un progetto di recupero sociale che può tradursi in una semplice esecuzione di un servizio di pubblica utilità attraverso attività di volontariato.
«È necessario un intervento deciso nei confronti di persone che cagionano violenze agli animali - prosegue Boldrini -. Chiediamo alla commissione Giustizia della Camera dei Deputati l'approvazione delle proposte di legge per inasprire le pene e rendere più efficaci le norme per perseguire i reati contro gli animali, approvazione dovuta anche in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione», conclude l’esponente della Lav di Pordenone.
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