La messa, i giochi e i colori: Gemona si immerge nella storia con il rito del Tallero
Rinnovata la secolare tradizione che affonda le sue radici nella Patria del Friuli. Il momento clou della giornata di lunedì 6 gennaio è stata la consegna dell’iconica moneta d’argento
Quella luce che guidò oltre 2000 anni fa i Re Magi, oggi indica a tutti il cammino verso un senso più alto nella nostra vita, oltre le distrazioni e gli affanni quotidiani e individualisti. Questa mattina in duomo, le parole di monsignor Valentino Costante hanno più volte rimarcato l’esigenza di mettersi in cammino, scoprendo anche un percorso nuovo così come fecero quei saggi astrologici di ritorno da Betlemme. E le immagini di antichi tempi si sono susseguite nella mattinata senza soluzione di continuità, colorando il tradizionale appuntamento della messa del tallero con costumi d’epoca e rievocatori giunti anche da fuori regione.
Ad aprire il rito, come consuetudine, è stato il corteo di figuranti partito a ritmo dei tamburi da Palazzo Botón, attraversando le vie del centro per giungere nella cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta. Tra i partecipanti, hanno risposto all’appello i Nobili di Spilimbergo, spadaccini e musici di Trieste, i borghi Sette stelle e Pracchiuso di Udine e i monaci guerrieri di Precenicco, oltre al giullare Monaldo da Vicenza. In chiesa, la celebrazione ha assunto il suo lato più spirituale, con monsignor Costante che ha sottolineato il significato dell’Epifania come manifestazione di Cristo: «Il viaggio dei Magi, la contemplazione nella stalla e il loro ritorno per una via alternativa sono il simbolo dell’esperienza umana. Dio ci invita sempre a ripartire».
Gemona torna indietro nel tempo con le celebrazioni del Tallero
Il momento centrale è stata quindi la consegna dell’iconica moneta d’argento, così come avveniva all’epopea della Patria del Friuli. A consegnarla è stato il sindaco, Roberto Revelant, al parroco: un gesto risalente al medioevo, rappresentante l’offerta della comunità civile alla Chiesa. Ad accompagnare le preghiere, sono stati i canti del Coro Glemonensis.
«L’Epifania del Tallero è un momento simbolico, profondamente radicato nella nostra storia e sentito da tutta la comunità – ha dichiarato l’assessore regionale alle Finanze, Barbara Zilli, presente alla celebrazione – Questo rito dimostra la forza delle nostre radici e ci invita a guardare al futuro con rinnovata speranza e senso di responsabilità». Durante la liturgia, si sono alternati anche altri momenti, quest’anno particolarmente curata grazie al lavoro dei gruppi di rievocatori (protagonisti di giochi, musica e dimostrazioni al termine della funzione) e dei volontari della Pro Glemona: tra questi, la benedizione della comunità secondo l’antica consegna ebraica, l’incensazione del sindaco – un unicum nella tradizione dell’Occidente cristiano – e del popolo, ispirata all’usanza delle prime comunità cristiane.
Come detto, le origini dell’appuntamento risalgono indietro nei secoli, tanto che la prima testimonianza scritta del rituale risalirebbe al 1760, ma si ritiene che fosse già in uso dal Trecento. Come ha sottolineato monsignor Costante, «la stella è luce propria, non riflette quella di altri. È una guida che ci richiama al senso profondo della nostra esistenza e ci invita a portare agli altri la luce del Signore».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto