Migliaia di api “poliziotto” scovano il mais Ogm
UDINE. Non indossano la divisa giallo-verde dei Forestali, ma fanno parte a pieno titolo, per il loro prezioso lavoro, del Corpo. Sono le oltre 180 mila api che hanno consentito, nell’estate del 2014, di individuare e poi di distruggere i 18 appezzamenti di terreno che, in Friuli, tra le province di Udine e Pordenone, erano stati coltivati con mais Ogm.
Campi riconducibili al gruppo di agricoltori legati a Giorgio Fidenato, vero e proprio “pasdaran” delle coltivazioni geneticamente modificate. Il retroscena, con il decisivo contributo degli insetti, è stato svelato durante una conferenza stampa del Corpo forestale nazionale dove sono state illustrate le più avanzate tecniche d’indagine scientifica contro contraffazioni e truffe alimentari.
I fatti che riguardano la nostra regione risalgono alla primavera-estate del 2014, quando lo stesso Fidenato annunciò di aver seminato diversi ettari con mais Ogm.
A quel punto sono scattati i controlli della Forestale, (circa 600 in tutta Italia) che hanno evidenziato la presenza di 18 colture transgeniche solo in un ristretto territorio del Friuli Venezia Giulia. Tali colture sono state distrutte e il territorio resta anche oggi “attenzionato” per evitare altre contaminazioni. Le analisi sul campo sono state svolte grazie all’ausilio di una tecnologia innovativa che ha permesso di accertare la presenza di Ogm in maniera veloce e sicura.
Accertata la presenza di contaminazione Ogm pure in terreni molto distanti da quelli “campione” coltivati con mais transgenico, si è appurato che la trasmissione era avvenuta non solo veicolata dal vento, ma anche per gli insetti che avevano trasportato il polline fino a tre chilometri di distanza dai siti contaminati. Il lavoro delle api poliziotto ha fornito un mezzo di screening efficace ed ecocompatibile dei campi. Sono state poste alcune arnie per la valutazione dello stato delle colture.
Il miele analizzato ha poi fornito notizie e dati sullo stato dei campi evidenziando le colture contaminate anche con livelli estremamente bassi. Grazie ai preziosi insetti si è potuto restringere così i controlli successivi, effettuati con il metodo lateral flow, a un numero inferiore di campi rendendo più rapide le analisi e maggiori le superfici totali monitorate. I lateral flow sono test semplici e simili ai test di gravidanza, si utilizzano per verificare la presenza o assenza di una determinata sostanza all’interno del campione analizzato.
A oggi i lateral flow sono i test più utilizzati nel controllo di prodotti agroalimentari. Il principale vantaggio che deriva dall’utilizzo di questi sistemi è l’estrema velocità di rilevazione e la facilità d’uso. Negli ultimi anni il Corpo forestale dello Stato ha mette in campo sei alveari, un esercito di circa 30 mila api per alveare, al fine di monitorare vaste aree di territorio e dunque di prevenire le coltivazioni illegali.
I dati forniti da tale controllo si riferiscono all’intera area esplorata dalle api, circa 6-7 km quadrati e non a un solo punto come avviene per i metodi strumentali. Con un così limitato numero di alveari si possono controllare vaste aree.
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