Militare muore a 30 anni Non tutti sono solidali

San Vito, originario della Sicilia, era bersagliere all’11º reggimento di Orcenico I commilitoni trovano la comprensione di enti e ditte, ma non del padrone di casa

SAN VITO AL TAGLIAMENTO. I commilitoni di un militare morto nelle settimane scorse aiutano i suoi familiari a gestire le incombenze lasciate in sospeso dal militare: incontrano comprensione e solidarietà da enti come da ditte e tecnici, ma è solo una faccia della medaglia. L’eccezione, infatti, riguarda il proprietario di casa dell’appartamento di San Vito che era stato affittato dal compagno scomparso.

Quest’ultimo, trentenne, era da dieci anni bersagliere all’11° reggimento di Orcenico Superiore: alle spalle, numerose missioni all’estero, il matrimonio nel 2006 e, quindi, l’affitto di una casa a San Vito. Continuano il lavoro e le missioni, mentre nel 2007 il bersagliere diventa padre. Il 30 luglio 2010 va in ferie con la sua famiglia nella sua Sicilia. Nella sua terra scopre di essere ammalato: un male incurabile, che comporta l’inizio di un calvario ospedaliero che, tra l’altro, non gli consente di tornare in Friuli. Il 10 maggio scorso il bersagliere è morto.

Due amici e commilitoni, incaricati dal reparto, si prodigano quindi per definire tutte le incombenze lasciate in sospeso nel Comune di residenza del soldato, per conto della sua famiglia. Trovano “solidarietà e comprensione” nel personale del Comune, che agevola e viene incontro ai due in ogni pratica burocratica ed amministrativa. Anche la ditta incaricata del trasloco in Sicilia capisce la particolarità della situazione: compie il suo incarico per soli 250 euro. I colleghi, inoltre, si mobilitano per una sottoscrizione a favore della vedova e della figlia.

Ma non fila tutto liscio: i proprietari dell’appartamento di San Vito, benché il canone di affitto fosse stato sempre pagato con regolarità, non hanno voluto sentire ragioni su alcune pretese. Ossia: il pagamento di almeno tre mesi di mancato preavviso, ridipingere l’appartamento ed eseguire la manutenzione straordinaria dell’impianto termico. Istanze su cui il padrone di casa non ha battuto ciglio.

Nei due commilitoni (che hanno raccontato la storia riferitaci da un ex superiore) non poteva che trovar spazio una profonda amarezza. Ma, in memoria dell’amico, si sono nuovamente rimboccati le maniche, accettando di soddisfare ogni richiesta. Aiutati da altri amici della caserma, hanno ridipinto l’appartamento, mentre per la manutenzione dell’impianto termico hanno chiesto l’intervento di un tecnico di Zoppola: quest’ultimo, saputo il motivo del proprio intervento, dopo mezza giornata di lavoro non ha preteso alcun rimborso.

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