Missione ad Aleppo in mezzo ai ribelli

Parte da Udine il gruppo di quattro volontari che porterà medicinali e latte in polvere nella città siriana sotto assedio

UDINE. Destinazione Aleppo, scortati dai kalashnikov dei ribelli che controllano la parte settentrionale della città per portare medicinali e latte in polvere agli ospedali.

La raccolta è partita da giorni. I volontari, una quindicina a Udine, stanno passando in rassegna le farmacie, l’ospedale e i presidi sanitari. Ad aiutarli c’è anche padre Daniele della basilica delle Grazie. Servono antibiotici, analgesici, anestetici, sciroppo per la tosse e farmaci in genere, ma si raccolgono anche giocattoli e vestiario.

L’ultimo avamposto turco si chiama Gazi Entab, un breve tragitto e si arriva al campo profughi dove 12 mila siriani, fra i quali 4 mila bambini, vivono al limite della sopravvivenza. «È lì che incontrerò le persone che dovrebbero aiutarci ad arrivare a destinazione». A parlare è Ahmed Akkad, siriano trapiantato a Udine da sei anni che gestisce un ristorante in via Manin. Sarà lui a guidare il gruppo composto da Elisa Fangareggi, Renato de Fazio e Stefania Zanier ad Aleppo entro la fine del mese. L’inferno senza fine che da due anni insanguina la Siria ha un cuore diviso a metà nella città dove le milizie di Bashar al Assad presidiano la parte sud, mentre l’area a nord è nelle mani dei ribelli.

Lì, vivono due milioni di persone, da mesi senza energia elettrica, telefono e acqua, mentre negli ospedali non si trovano più medicinali. Fra loro tanti bambini, condannati a morte per una banale influenza, per le ferite provocate dallo scoppio di ordigni, per denutrizione.

«Non è la prima volta che portiamo aiuti per i profughi siriani, ma questa spedizione è particolare – rivela Ahmed – stavolta l’obiettivo è arrivare ai piccoli ospedali di Aleppo. Le mie sorelle abitano nella parte sud della città e non ho loro notizie da un mese – racconta Ahmed – mio fratello Muhammed vive nella parte nord. Lui ci verrà incontro e poi tratterò con i ribelli le condizioni per portare l’intero gruppo fino in città. Lo farò se vi saranno le necessarie condizioni di sicurezza, altrimenti andrò da solo» chiarisce Ahmed, sposato a un’udinese.

A spaventare non sono solo i missili scud lanciati dalla base “155” come quelli che un paio di settimane fa hanno ucciso 36 bambini, più spesso sono i cecchini, i terroristi, gli infiltrati quaedisti fra le truppe ribelli il pericolo maggiore. Per loro gli stranieri valgono tanto oro quanto pesano. Così sono stati rapiti i due sacerdoti cristiani un mese fa. Così mercoledì scorso sono stati prelevati 21 osservatori delle Nazioni unite, liberati ieri. «Ci appoggeremo ai volontari della Mezza luna rossa che ci aiuteranno a compiere la missione» assicura Ahmed.

Quattro giorni di tempo per portare il battito dei friulani nel cuore di Aleppo e ritorno, nel segno della solidarietà.

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