Mittelfest, ovazione a Herlitzka
Fuori dal suo corpo, a osservarlo, massacrato com’era. Pasolini giace insanguinato e un altro Pasolini passeggia attorno al proprio cadavere, sulla spiaggia dell’idroscalo di Ostia. Lì lo straziarono, nella notte fra il primo e il due novembre 1975.
Un ghost con troppe cose da raccontare, su un palcoscenico, la conferma di certe sue profezie, intuizioni, vista lunga, un ragionare sul senso delle cose, la morte davanti a tutte. Bisogna morire per rivedere la vita come in un montaggio cinematografico.
Calenda, il regista, sa perfettamente cosa maneggia. Testi pasoliniani rimessi in ordine da Gianni Borgna, uno che lo conobbe il poeta. Sapeva, Calenda, di una scelta determinante. A chi consegnare l’eredità. I tratti lo aiutano a essere somigliante, il mestiere è formidabile, nessuno - a parte Roberto Herlitzka - avrebbe potuto indossare quel ruolo.
Anticipiamo la reazione del Ristori a fine “Una giovinezza enormemente giovane”: in piedi a sgolarsi. Non vedi attori così ogni giorno. Il verbo andava messo giù con distaccata passione, senza accademia, per carità. Una chiacchiera fluida, quella che si usa per parlare a se stessi. Il casarsese, lo sappiamo, si muoveva in più trincee. Cercava di capire i tempi e mai tratteneva la sua verità. L’Idroscalo non è più quello, ora è un alveare di cemento. Il cinema si prende uno spazio scenico, fotogrammi di Accattone e di una Roma che ha mutato la faccia dei quartieri. La genesi di Petrolio, il testamento, libera le denuncie al potere, la polemica fascista con Calvino, Mattei, Cefis, il cividalese presidente dell’Eni, curiosando nei scritti corsari, mentre il poetare friulano della Meglio gioventù è di sottofondo.
E il mistero di Patmos. Pier Paolo scrisse l’ode il giorno dopo la strage di piazza Fontana. Dettagli talmente reali da non sapere come fece a raccoglierli tutti in così poco tempo. Le fotografie consumate delle vittime, perlopiù agricoltori fra i cinquanta e i settanta, ritmano un rosario che spinge ancora sulla rabbia.
Percepisci la solitudine di un uomo, con un tale eccesso di visione da essere incondivisibile con chiunque. Con Alì dagli occhi azzurri Pasolini scoprì già allora ciò che oggi accade, il terzo mondo che ci arriva addosso dalle coste del Sud. Un ultimo fotogramma de Il Vangelo Secondo Matteo, con un Pasolini-Herlitzka tagliato dall’ombra della croce, e la platea commossa libera tutta l’emozione.
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