Monte Croce, la strada resta chiusa: l’economia è già in crisi

Il Comune di Paluzza: stanno arrivando le prime disdette per la stagione invernale. Da Pozzo e Agrusti: il ripristino sia inserito fra le priorità anche con la nomina di un commissario straordinario

Alessandro Cesare

PALUZZA. Ormai da una decina di giorni la statale 52bis Carnica è impercorribile nel tratto compreso tra Timau e il passo di Monte Croce Carnico.

Una frana rocciosa vicina ai 40 mila metri cubi di materiale staccatasi dal versante sud-ovest del Pal Piccolo ha compromesso la viabilità realizzata negli anni Trenta del secolo scorso interrompendo il collegamento transfrontaliero con l’Austria e con il territorio di Kötschach-Mauthen in particolare.

A l di là dei rapporti tra i due Paesi, lo stop alla percorrenza della strada, gestita da Anas, sta mettendo in ginocchio l’economia della Valle del Bût e di buona parte della Carnia, visto che in migliaia, ogni settimana, utilizzavano il passo per raggiungere i locali, i caseifici, le strutture ricettive e le piste del versante italiano.

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LA PREOCCUPAZIONE

A sollevare la questione è il vicesindaco reggente di Paluzza, Luca Scrignaro: «Purtroppo stanno arrivando le prime disdette per la stagione invernale – ammette –. Tutta la valle del Bût è penalizzata dalla situazione, da Arta Terme a Paluzza». Tra le attività che più risentiranno della mancanza della clientela austriaca c’è il caseificio di Sutrio, che ha già stimato in circa 10 mila euro il possibile mancato introito.

Lo stesso discorso vale per i bar, le pizzerie, lo stesso museo storico di Timau, gli alberghi diffusi e le strutture ricettive fino alle porte di Tolmezzo. «Ormai la stagione invernale è compromessa – aggiunge Scrignaro – ma è necessario decidere cosa fare perché la viabilità del passo era utilizzata anche a tutti quei turisti che dalla Bassa Germania, durante la stagione estiva, raggiungevano le spiagge di Grado e di Lignano.

Ecco perché la chiusura della 52bis Carnica non riguarda solo il comune di Paluzza o la Carnia, ma l’intero Friuli Venezia Giulia». Qualche anno fa l’Anas aveva fatto una rilevazione sui passaggi giornalieri sul passo di Monte Croce Carnico: circa mille mezzi al giorno tra automobili e camion, con picchi di 5 mila in estate. Traffico che oggi, necessariamente, viene deviato per San Candido o per Pontebba-Pramollo e Tarvisio. Per buona pace degli operatori carnici.

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LE ISTANZE

A prendere posizione sono anche Giovanni Da Pozzo e Michelangelo Agrusti, presidente e vicepresidente della Camera di Commercio Pordenone-Udine: «Il passo di Monte Croce Carnico è un’infrastruttura cruciale per la vita di tutta l’area.

Confidiamo che il suo ripristino dopo il gravissimo evento franoso dei giorni scorsi sia preso in carico come priorità fra le priorità del momento, anche attraverso la nomina di un commissario straordinario (come proposto dal consigliere regionale Massimo Mentil ), affinché i tempi siano più rapidi e non ci si trovi, come già successo in altri eventi e in altre aree d’Italia, arenati a causa di impedimenti burocratici».

Schierandosi dalla parte di imprese e categorie economiche, Da Pozzo e Agrusti continuano: «Senza l’agibilità e la percorribilità in sicurezza del passo e della strada, tutta la valle resta chiusa, con il problema del collegamento che si riversa sulle attività produttive di tanti settori». La Cciaa di Pordenone e Udine è pronta a fare la sua parte, «per un lavoro di squadra che veda operare in sinergia tutte le istituzioni, anche in collaborazione con quelle austriache, per ottenere quanto prima il risultato», concludono Da Pozzo e Agrusti.

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GLI INTERVENTI

L’Anas ha iniziato a rimuovere le prime macerie, ma per raggiungere la base della frana ci vorrà del tempo. Poi serviranno anche analisi dettagliate per capire se i versanti potranno essere nuovamente messi in sicurezza. In alternativa si dovrà trovare un’altra via: ripescare dai cassetti i progetti del tunnel piccolo all’altezza della Casetta in Canadà o quelli di una nuova strada sul versante del rio Collinetta.

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