Monte dei pegni, addio dopo 5 secoli

UDINE. Addio al Monte dei pegni. Dal primo ottobre chiuderà lo storico “banco” e stavolta è proprio il caso di dire che la città perde un’istituzione, attiva da oltre cinque secoli. Davanti ai discreti e anonimi sportelli del Monte sono transitati migliaia di friulani, assillati da qualche impellente necessità economica, per consegnare gli ori di famiglia, con la speranza di poterli, un giorno, riscattare.
Poche righe, uno stringato comunicato della Cassa di risparmio del Friuli Venezia Giulia (gruppo Intesa Sanpaolo), per mettere la parola fine all’ente istituito l’11 settembre 1496. Il motivo dell’addio? La razionalizzazione delle strutture.
La stessa fine, infatti, toccherà anche al Monte di Padova. Sede unica, per tutti, a Mestre. «Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia - si legge nella nota - ha deliberato l’accorpamento del Monte dei pegni di via del Monte alla struttura già esistente del Monte dei pegni di Venezia, che verrà ulteriormente rafforzata con l’obiettivo di fornire una maggiore professionalità e un migliore servizio alla clientela.
Il trasferimento dell’operatività sarà graduale a partire dal primo ottobre, nel frattempo alla clientela sarà garantita la gestione delle operazioni in corso attraverso il mantenimento di un presidio operativo per riscatti, aste e gestione delle polizze. “L’accorpamento del presidio - sottolinea il direttore generale Renzo Simonato - rientra in un progetto di riorganizzazione a favore di strutture di maggiori dimensioni con operatività completa in grado di assicurare alla clientela una più ampia gamma di servizi». Sulla decisione non ha invece influito in alcun modo la vicenda dell’ammanco milionario emersa nell’aprile del 2012 e sulla quale è in corso un’inchiesta della magistratura.
Già da qualche mese, comunque, l’attività era ridotta. A Udine non era più presente in pianta stabile un perito gemmologo, con orari fissi e prestabiliti. «A Venezia - confermano dai vertici della Cassa di Risparmio - ci sarà una struttura importante, con tutti gli esperti in grado di fornire stime e perizie sui vari beni, dagli ori ai tappeti e altri oggetti di valore. Allo sportello di Udine ci si recherà solo per le vecchie polizze, mentre le nuove saranno stipulate a Venezia».
Proprio per la mancanza di addetti, in qualche occasione il Monte aveva dovuto allungare i tempi di apertura con un supplemento anche al pomeriggio, per consentire ai clienti di far valutare i loro oggetti oppure di riscattare le polizze.
Il Monte di pietà (o Monte dei pegni) affonda le sue origini al XV secolo, precisamente al 1496. Il suo impegno è rivolto in favore dei più deboli e ha mantenuto per secoli ruoli diversi, mai secondari, nell’economia della città. Sorto ai margini dell’Italia centro-settentrionale, area in cui si diffonde la predicazione francescana contro l’usura, il Monte si adopera in favore di chi ha bisogno di piccoli prestiti e si sviluppa come organismo laico, sotto la tutela del Consiglio della città, sotto il controllo dell’autorità veneziana che sovraintende alla conduzione nel rispetto delle consuetudini locali, commisurandone tuttavia gli sviluppi con quelli di enti analoghi della terraferma.
La necessità di garantire liquidità per prestiti su pegno favorisce per tutta l’età veneta la richiesta e l’affluenza di depositi a utile di enti e di privati. Al ruolo statutario di beneficenza l’istituto viene così affiancando caratteri creditizi, che lo portano a funzionare – entro certi limiti e con non poche resistenze – come banca per le emergenze economiche. In Friuli il Monte di pietà esercita fino a tutto il Settecento non soltanto il prestito su pegno in concorrenza con i banchi ebraici, ma viene incontro alle esigenze di liquidità della comunità udinese.
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