Morì a 21 anni, accuse a 2 medici

UDINE. La perizia disposta dal gip per sgomberare il campo dalle diverse interpretazioni date al decesso di Andrea Sanna e, ancor di più, alle presunte responsabilità dei due medici dell’ospedale che lo avevano visitato otto giorni prima che morisse, aveva escluso qualsiasi nesso causale.
La dissecazione aortica che stroncò il giovane, in altre parole, non avrebbe potuto essere diagnosticata neppure nel caso in cui i due medici lo avessero sottoposto a ulteriori accertamenti. Eppure, anche dopo l’incidente probatorio, il pm Claudia Danelon aveva mantenuto inalterato il proprio impianto accusatorio. L’ipotesi, cioè, che una visita cardiologica avrebbe potuto salvare la vita al giovane. Da qui, l’accusa di omicidio colposo formulata a carico di entrambi i medici a conclusione delle indagini preliminari.
I medici e la famiglia. L’avviso è stato notificato ai diretti interessati e ai loro legali in questi giorni: il medico del Pronto soccorso Elisa Nadalini, 35 anni, di Majano, difesa dagli avvocati Tania Cattarossi e Francesco Borsetta, e la radiologa Marjetica Vrtovec, 43 anni, originaria di Gorizia e residente a Udine, assistita dall’avvocato Tiziana Odorico. A seguire i familiari di Sanna, il ragazzo di Colloredo di Prato scomparso il 13 gennaio 2011 all’età di 21 anni, è l’avvocato Stefano Comand. Era stata la madre di Andrea, Daniela, a incaricare il legale di cercare di fare luce sul caso e capire se la morte del figlio avesse potuto essere in qualche modo evitata. Da qui, l’apertura di un fascicolo in Procura e l’avvio delle indagini.
L’autopsia. La prima parola era spettata all’autopsia. Il medico legale Lorenzo Desinan aveva indicato nella dissecazione aortica, ossia in una malattia vascolare da trattare con intervento chirurgico, la causa del decesso. Nelle conclusioni, però, il professionista aveva escluso la possibilità che i medici del “Santa Maria della Misericordia” avessero potuto diagnosticare la patologia in tempo utile a evitare il peggio.
I sintomi e il decesso. Sanna si era presentato in Pronto soccorso il 5 gennaio. A mandarcelo, con tanto di prescrizione di una visita cardiologica, era stato il suo medico di base. Stando alla documentazione raccolta dagli inquirenti, il giovane accusava un forte dolore al petto, accompagnato da senso di bruciore alla gola. Sintomi che - sempre secondo i primi accertamenti - il medico del Pronto soccorso aveva detto dipendere da un banale stato influenzale. Nè la radiografia alla quale era stato sottoposto, secondo la dottoressa che l’aveva esaminata, avrebbe evidenziato alcuna patologia particolare. Andrea era stato quindi rimandato a casa con la prescrizione di un antibiotico. Otto giorni dopo, all’improvviso, era morto sotto gli occhi della madre.
I consulenti di parte. Inequivocabile il “verdetto” del medico legale Giacomo Mario Flammini, cioè del consulente messo in campo dall’avvocato Comand per conto della famiglia: il quadro clinico e il dolore lamentato da Andrea avrebbero dovuto convincere i medici della necessità di una visita cardiologica. Simili le conclusioni del collega Paolo Ius, a sua volta incaricato di una consulenza dal pm Danelon: la visita non soltanto andava fatta, ma avrebbe forse potuto cambiare ancora le sorti del paziente.
Gip e difensori. A sparigliare le carte era arrivata poi la perizia affidata dal gip Roberto Venditti al responsabile del Pronto soccorso di Parma, Gianfranco Cervellin, e al radiologo dello stesso ospedale parmense, Massimo Valentino, concordi nel negare qualsiasi responsabilità in capo alle due colleghe friulane, che non avrebbero comunque potuto diagnosticare una dissecazione aortica. «Una perizia ineccepibile - ha affermato l’avvocato Odorico - e dirimente per ritenere che non vi sia alcun nesso di causa tra il decesso e l’accesso del giovane in ospedale otto giorni prima».
In attesa di esaminare le ulteriori osservazioni depositate dai parenti del giovane dopo l’incidente probatorio, l’avvocato Odorico sembra comunque già orientata ad approdare davanti al gup con un’istanza di rito abbreviato. Nessuna anticipazione, invece, dall’avvocato Cattarossi. «È una vicenda particolarmente delicata - ha detto - e sulla quale ci riserviamo di valutare il da farsi».
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