Morsa da due zecche, si ammala
SAN MARTINO. Stava lavorando nell’orto quando è stata morsa da due zecche, che le hanno trasmesso il morbo di Lyme: è accaduto a una settantenne di San Martino, attualmente sotto cura di antibiotici (dovrà prenderli per trenta giorni), ma in buono stato di salute, almeno in considerazione della malattia contratta. Il marito della donna lancia un appello ad Azienda sanitaria e istituzioni: «Fate prevenzione, penso che quello di mia moglie sia uno dei primi casi che si verificano in pianura. La gente non conosce i pericoli e, di conseguenza, non adotta le dovute precauzioni».
A prestare le prime cure alla donna è stato il marito, che l’ha poi portata al pronto soccorso dell’ospedale di San Vito. I medici non hanno ravvisato sintomi di particolare gravità, ma dopo dieci giorni alla donna è comparso il tipico eritema a cerchio che attesta l’avvenuta contrazione del morbo di Lyme, che le è infatti stato diagnosticato. Da allora è in cura di antibiotici, ma sta bene e non è in pericolo di vita.
«L’ospedale di San Vito negli anni 90 ha realizzato uno dei primi studi su questa malattia: ritengo che una parte del patrimonio di quella ricerca permanga ancora oggi nei medici e che il pronto soccorso non abbia responsabilità – ha detto l’uomo –. Piuttosto, mi sono rivolto al sindaco, che è il responsabile della salute dei cittadini, e all’Azienda sanitaria affinché venga avviata una concreta e seria operazione di divulgazione di un messaggio: il morbo di Lyme è pericoloso e le zecche, dopo essere state infettate da un particolare batterio, possono trasmetterlo a uomo e animali».
Sinora, secondo quanto riferito dal marito della donna colpita dalla malattia, casi analoghi si erano verificati, con conseguenze particolarmente gravi, nelle aree montane della provincia, ma mai in pianura. «Ricordo di un giovane che, circa vent’anni fa, rimase paralizzato dopo avere contratto il morbo di Lyme – ha rilevato –. E’ necessario stare attenti: se punti da una zecca, bisogna rivolgersi al pronto soccorso dell’ospedale più vicino ed effettuare i controlli del caso».
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