Morta la professoressa Bianchi, insegnò a Latisana e Lignano

Un malore improvviso l’ha colta nella sua casa di Udine. Aveva 82 anni Aveva vissuto le tragedie della guerra. Era molto attiva nel Fogolar Civic

LATISANA. È stata una vita vissuta tra i ragazzi, i libri, gli studi, la storia e l’orgoglio per le sue origini quella di Gianna Bianchi, insegnante per molti anni alle scuole medie di Latisana, Fossalta di Portogruaro e Lignano, prima della pensione. Un malore improvviso l’ha strappata ai suoi affetti e alle sue passioni, all’età di 82 anni, nella sua casa udinese. Ora riposa nel cimitero di Latisana.

Gianna Bianchi proveniva da una famiglia ben inserita nell’ambiente latisanese e della Bassa friulana. I nonni, sia quello paterno, Giovanni Bianchi, sia quello materno, Giuseppe Pividori, erano stati medici molto stimati. La nonna materna, Teresa Marin, apparteneva a una nobile famiglia con vasti possedimenti tra San Michele al Tagliamento e Marano Lagunare. Il padre, Federico Bianchi, era stato direttore dell’allora Banca del Friuli, a Latisana.

Una donna di cultura, stimata da tutti, che aveva trascorso la sua infanzia nella casa di famiglia, sempre a Latisana, a pochi metri dall’argine del Tagliamento, assieme ai genitori e a tre sorelle, fino a quando il bombardamento angloamericano sulla città del 19 maggio 1944 distrusse - tra le tante - anche la sua abitazione. La famiglia Bianchi si era così trovata costretta a riparare a Cesarolo, fino alla fine della guerra.

Un periodo, il dopoguerra, che segnerà la vita di Gianna: perse lo zio Marco nel campo di concentramento di Dachau e lo zio Mario, ucciso nel clima terribile degli ultimi giorni del conflitto. Si era poi laureata in Pedagogia all’università di Urbino, iniziando ad insegnare Lettere nelle scuole medie del Friuli, tra Latisana, Fossalta e Lignano soprattutto.

«Era molto apprezzata dai colleghi, dai genitori e dai suoi allievi – racconta il nipote Natale Sidran, attuale sindaco di Fossalta di Portogruaro –. La zia non si è mai sposata, e ha dedicato gli ultimi anni di insegnamento anche all’assistenza dei suoi genitori. Per sua volontà le esequie sono state celebrate in forma privata nella cappella del cimitero di Udine».

Dopo la pensione si era trasferita a Udine, nel 1985, città cui era legata in maniera particolare. Nel capoluogo friulano aveva partecipato attivamente all’associazionismo negli ambiti assistenziale e culturale. Era iscritta all’Anpi di Udine e, in memoria dello zio Marco, alla sezione friulana dell’associazione nazionale ex deportati.

Negli ultimi mesi di vita era diventata preziosa testimone per un lavoro di ricerca storica sulla figura del maggiore Marco Bianchi, suo zio appunto, patriota e martire friulano. Un lavoro che sarà pubblicato nella prossima primavera. Faceva anche parte del Movimento civico culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, di cui è stata coordinatrice cittadina.

«La professoressa Bianchi costituì senz’altro una delle risorse culturali e morali più sincere e credibili di quel movimento – ricorda il presidente fogolarista Alberto Travain –. Mandi Gianna. E grazie per la tua lezione di umanità coerente». —


 

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