Mortegliano, risolto il giallo degli aerei scomparsi

MORTEGLIANO. Nessun mistero sugli “aerei scomparsi”, partiti dalla base di Lavariano a guerra finita, il 26 luglio 1945: si trattava di una normale esercitazione in una zona di confine dove era già iniziata la cosiddetta “guerra fredda”.
A fare luce a oltre 70 anni di distanza sul giallo di quale fosse la missione di ben nove aerei alleati, cinque dei quali si schiantarono sul monte Carè Alto, in zona Adamello, in Trentino, sono Elena Zauli Delle Pietre ed Enzo Lanconelli, dell’associazione “Aerei perduti Polesine” che, accogliendo la segnalazione del nostro giornale a seguito della richiesta fattaci da Dario Como, friulano di Monteaperta residente in Sudafrica, dell’associazione Alpine 44 club, che ogni anno ricorda i piloti sudafricani caduti in guerra, dopo aver letto sul nostro quotidiano della ritrovata piastrina di un pilota a Lavariano.
La vicenda inizia in una giornata di sole, alle 9.55 del 26 luglio 1945, quando nove aerei caccia, registrati come “Squadrone 112” – di cui fanno parte inglesi, sudafricani e neozelandesi –, decollano in stormo da Lavariano al comando del luogotenente Ray Templer, in direzione nord-ovest.
Sorvolando i cieli trentini cinque velivoli caddero schiantandosi contro la montagna. Secondo alcuni valligiani, i caccia volavano molto bassi, tanto che «si poteva scorgere il volto del pilota». I sopravvissuti dissero che una coltre di nebbia ricopriva la zona.
Subito si parlò di “missione segreta”, legata al fatto che il piano di volo fosse secretato in qualche modo dall’archivio militare inglese, alla pari dell’interrogatorio dei superstiti, e per il ritrovamento di alcune strane cartine topografiche di quella zona.
Ebbene, nulla di tutto ciò, come spiegano i due ricercatori: dai diari operativi Raf del 112esimo Squadrone consultabili a Londra emerge che «non c’era alcuna missione segreta: la formazione stava eseguendo esercitazione di mitragliamento al suolo. Questo giustifica la presenza di cartine topografiche all’interno degli aerei che i piloti consultavano costantemente in volo».
Al decollo a Lavariano la visibilità era ottima, ma in seguito i piloti incontrano una spessa coltre di nubi che copriva le montagne.
«Di certo c’è stato un errore umano nella valutazione della quota di volo e/o della posizione per cui sono andati a schiantarsi sull’Adamello – spiegano –. Essendo morti in cinque, è evidente che il peso di questo incidente ricade sul leader che li ha portati a schiantarsi contro la montagna.
Si tratta di un evento straordinario (essendo cinque gli aerei interessati), ma non si deve scordare che dal 2 maggio 1945 (fine della guerra in Italia) a tutto il 1946 i piloti alleati hanno continuato a volare nei cieli italiani e sono moltissimi gli incidenti mortali avvenuti».
Dei cinque piloti coinvolti, quattro erano Saaf (sudafricani) e uno Raf (inglese). Si ignora se un neozelandese fosse tra i quattro aerei rientrati anticipatamente alla base.
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