Morto a vent’anni nell’auto finita nel Ledra, la disperazione del padre di Matteo: «Era uscito in bici, non doveva essere lì»
Papà Luca: «Non è il momento della rabbia, ma solo del dolore». Fiori e lumini sul luogo dello schianto e c’è chi ha scritto: «Ciao Pit»
GEMONA. «Mio figlio non doveva essere su quell’auto. Era uscito come sempre in bicicletta, non so perché si trovasse lì. Spero soltanto che sia stato contento fino all’ultimo istante».
È l’unico cenno che il papà di Matteo, Luca Pittana, fa dell’incidente. Ora «non è il momento della rabbia».
Ora vuole solo ricordare suo figlio. Pensarlo mentre sorride, come faceva sempre. «Matteo è apparso vent’anni fa come una cometa che appare ogni 50.000 anni – dice –. La sua lucentezza ha brillato e tutti quelli che anche solo ne sono stati sfiorati ne hanno assorbito la sua essenza, la sua bellezza, la sua semplicità, la sua profondità. Ciao giovane figlio del mondo».
Matteo, che lavorava come tecnico manutentore assieme al papà in uno stabilimento di affettamento di San Daniele del Friuli ed era benvoluto da tutti i colleghi. «Matteo era così – prosegue il papà – ovunque andasse lasciava un bellissimo ricordo».
Nella serata di domenica 18 febbraio era andato a cena con la mamma Rosita e suo fratello più piccolo. Poi, dopo essere rientrato a casa, era tornato a uscire in sella alla sua bici per incontrare gli altri due ragazzi. «Ora sta continuando il suo viaggio – conclude il papà Luca –. Spero che abbia fatto tutto quello che l’ha reso felice. Ora continuerà da lassù a illuminarci con il suo sorriso».
E a illuminare chi, durante il suo cammino, l’ha incontrato. Come i compagni di scuola delle superiori e i suoi professori, prima al Bearzi a Udine, poi gli ultimi due anni al D’Aronco di Gemona.
Nella mattinata di martedì 20 febbraio è stato ricordato con un momento di preghiera nell’istituto del capoluogo friulano dove aveva frequentato il corso di formazione professionale nel settore elettrico dal 2017 fino al 2021, concludendolo con la qualifica professionale, per poi proseguire gli studi a Gemona dove si era diplomato all’indirizzo di Manutenzione e assistenza tecnica.
È il coordinatore della classe V AM2, il professor Cherubino De Monte, a ricordare Matteo. «Era dotato di una straordinaria fantasia – ricorda – e di una intelligenza unica. Riusciva a trovare delle soluzioni non convenzionali, ed era molto bravo nelle materie più pratiche a cui si era appassionato moltissimo».
«Era venuto a trovarci in occasione di Scuola aperta – conclude il professore – durante il mese di dicembre. Era stata una occasione di salutare i docenti e alcuni suoi ex compagni di scuola. Ci aveva raccontato che stava lavorando e che era molto contento perché si trovava bene».
Matteo era bravo nel modificare le cose, come la sua bicicletta, nel sistemarle, nel crearle. «Era speciale – ricorda lo zio Giuliano – era genuinamente così. Unico, anticonformista, geniale. Emanava una luce unica».
E tutti a Gemona lo ricordano così. «Era un bravissimo ragazzo». Lo dice anche chi ieri mattina è andato sul luogo dello schianto, in via della Turbina, per portargli dei fiori. C’è chi ha acceso un lumino, chi ha scritto con un pennarello rosso “Ciao Pit” con un cuore sul guardrail del ponte sul Ledra che la Bmw serie 3 coupé, con a bordo i tre giovani, non ha imboccato finendo nel canale.
Un via vai di persone, che quando si fermano davanti al punto in cui l’auto è uscita di strada si fermano, scuotono la testa, lasciano un fiore e poi riprendono la loro strada. Ricordando quel ragazzo così solare e ben voluto da tutti e rivolgendo un pensiero alla famiglia. «Matteo aveva una energia incredibile – dice poi il suo ex compagno di squadra dell’under 18 del Gemona Basket Ruben Londero – ed era capace di trasmettere solo sensazioni belle. E ogni volta che ci incontravamo a Gemona era capace di metterti subito di buonumore».
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