Addio all’imprenditore Danilo Cristofoli: aveva aperto concessionarie a San Vito, Pordenone e Udine
Aveva 76 anni e legato il suo nome al marchio automobilistico Citroën. Sabato i funerali a San Vito al Tagliamento

Un uomo gioviale, appassionato del suo lavoro e profondamente legato alla famiglia. Così Danilo Cristofoli è ricordato da chi l’ha conosciuto e gli ha voluto bene. L’imprenditore sanvitese si è spento nella serata di mercoledì 5 marzo all’età di 76 anni, lasciando un’eredità di valori e ricordi in chi ha condiviso con lui una vita di impegno, amore e amicizia.
Nato il 25 giugno 1948, Danilo ha legato il suo nome alla Cristofoli Spa, storica concessionaria Citroën del Friuli, portando avanti un’attività iniziata dal nonno Girolamo nel 1923 e riavviata dal padre nel 1948. Quando quest’ultimo venne a mancare, Danilo aveva solo 13 anni. Fu la madre a tenere le redini dell’azienda sino a quando, dopo il servizio militare, Danilo decise di dedicarvisi a tempo pieno.
Nel tempo si aggiunsero i fratelli Claudio e Luciano, sino a trasformare l’officina meccanica di San Vito al Tagliamento in una solida realtà commerciale: prima la concessionaria di San Vito nel 1988, poi quella di Pordenone nel 1989 e infine Udine nel 2000.
Un percorso che si è interrotto nel 2013, ma che ha segnato quasi un secolo di storia nel mondo dell’automobile. «Si è sempre dedicato con passione e impegno al lavoro – racconta la figlia Francesca –. A Udine lo conoscevano non soltanto per l’attività, ma come persona affidabile e attenta».
E proprio la sua personalità è il tratto che più emerge dai ricordi di chi l’ha conosciuto. «L’amicizia per lui era sacra – dice la moglie Flavia, con cui ha condiviso 51 anni di matrimonio –. Era gioviale, simpatico, il nostro gruppo di amici è ancora quello di quando eravamo ragazzini. Anche i clienti, per Danilo, erano sacri, la fiducia e la parola contavano più della vendita».
Anche dopo la pensione, non è mai stato con le mani in mano: ha piantato un vigneto, avviato un’azienda agricola, si è dedicato ai lavori di casa e aveva in mente ancora tanti progetti. Orgoglioso del suo passato da ufficiale degli Alpini, teneva vivi i contatti con i commilitoni. Ma il suo cuore batteva soprattutto per la famiglia: la moglie Flavia, i figli Alberto e Francesca, gli adorati nipotini. «Era un uomo che non si fermava mai – raccontano ancora i figli –, sempre pronto a costruire qualcosa, a immaginare un nuovo progetto, a rendere migliore ciò che aveva intorno». E se il giallo era il suo colore preferito, simbolo di luce ed energia, è perché rispecchiava il suo spirito positivo e la sua voglia di fare.
I funerali saranno celebrati alle 15.30 di sabato 8 marzo nel Santuario di Madonna di Rosa.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto