Morto a 61 anni l’artista incisore Tomasi, l’ultima mostra aperta a Bergamo

Originario di Trieste aveva trovato a Peternel il suo rifugio. Partecipò a tante rassegne

Melania Lunazzi
Fulvio Tomasi, 61 anni, viveva con la moglie a Peternel di Drenchia
Fulvio Tomasi, 61 anni, viveva con la moglie a Peternel di Drenchia

È morto lunedì, 10 marzo, all’ospedale di Udine, dove era ricoverato per malattia, l’artista incisore triestino Fulvio Tomasi. Sabato era appena stata inaugurata una sua mostra personale a Bergamo, nello Studio Vanna Casati, dal titolo, significativo, Aspettando tempi migliori (visibile fino al 5 aprile): la mostra era in programma nelle settimane successive ma ne è stata anticipato l’allestimento non appena, circa un mese fa, Tomasi aveva scoperto di essere malato.

Tomasi aveva 61 anni e viveva da circa cinque assieme alla moglie a Peternel, ameno borgo delle Valli del Natisone, che entrambi avevano scelto come luogo elettivo dell’anima – la madre di Tomasi era slovena – dopo una vita vissuta nella città natale. Dal punto di vista artistico si era perfezionato frequentando i corsi di incisione alla Scuola libera dell’acquaforte “C. Sbisà” di Trieste.

Circa centocinquanta le matrici da lui realizzate, di grande e piccolo formato, con la tecnica dell’acquaforte e della puntasecca e negli ultimi anni anche con la ceramolle. Ultimamente disegnava molto anche a mano libera. Il suo stile è a cavallo tra figurativo e non figurativo, il segno aguzzo, costituito da linee spezzate, più raramente curve e ondulate. Visionario e ironico, attingeva a un repertorio personalissimo che, dopo una partenza con una figurazione di matrice fiabesca, ha avuto una evoluzione sempre più astratta e frammentata.

I mondi di Tomasi sono viaggi della mente sospesi tra fiaba e incubo, visualizzazioni di stati d’animo, proiezione di desideri e pensieri nascosti che indagano a fondo nelle paure e nelle indecisioni umane, ma anche risoluzioni ironiche e distaccate delle stesse umane debolezze. Centinaia di pazienti segni infinitesimali sulla lastra, trucioli, lamine di metallo sottilissime, a volte inglobate nella figurazione erano vita, sudore, impegno continuo, legame con la materia per Tomasi, attraverso la rielaborazione onirica dell’inconscio, in una visione ad occhi aperti.

«L’incisione mi piace – aveva scritto – perché scava un solco. È un lavoro lento, come il lavoro dell’acqua del Carso, che si apre grotte e gallerie. Come il lavoro della mente quando riflette su di sé».

Stampava i lavori in proprio, ma ne aveva affidati alcuni anche alla Stamperia Albicocco di Udine. Sempre a Udine aveva realizzato una sua personale alla Libreria Feltrinelli nel 2013 dal titolo Testuali parole e nel 2008 aveva partecipato a Buttrio alla collettiva Anteprima Fvg.

Sue opere si trovano in raccolte sia private che pubbliche. Tra queste si ricordano: Civica Raccolta Bertarelli di Milano, Taipei Fine Arts Museum (Taiwan), Museo Slesiano, Katowice (Polonia), Galleria Civica di Uzice (Serbia).

Oltre ad aver realizzato alcune mostre personali, ha preso parte con i suoi lavori a diverse rassegne collettive di incisione, nazionali e internazionali, in tutta Europa e in alcuni paesi dell’Asia.

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