Morto l’ex gestore del locale Da Miculan

TRICESIMO. Per decenni è stato il riferimento di un’affezionata clientela rapita dalla sua capacità di far sentire tutti a casa e di proporre piatti semplici e genuini. Rino Pilosio se n’è andato domenica, all’età di 82 anni, al temine di una lunga malattia.
Tricesimano d’origine, con un passato di imprenditore edile e di emigrato in Svizzera, Pilosio è stato catapultato nel mondo della ristorazione un po’ per caso e un po’ per amore. Era stata Pia, con la sua grande versatilità in cucina, a contagiarlo.
Erano compaesani Rino e Pia, e da Tricesimo avevano dovuto seguire le famiglie, emigrate in Svizzera in cerca di lavoro. Si erano innamorati e nel 1961 avevano suggellato, con il matrimonio quell’unione dalla quale sarebbero nati Antonella e Andrea. Rino era stato temprato dalla vita di sacrifici del muratore, lei aveva lavorato in una fabbrichetta, andava a stirare nelle famiglie che glielo chiedevano, ma ai fornelli era un portento. Pia decise di prendere in gestione un localino in piazza Libertà a Tricesimo.
C’era chi le portava una lepre, chi un coniglio, e lei li sfornava, ci faceva il risotto, il ragù per tagliatelle conquistando gli avventori. È così che la Trattoria da Miculan cominciò a crescere.
E lo fece grazie all’impegno di Rino Pilosio, che chiuse l’impresa edile per occuparsi del locale divenuto ben presto un riferimento non solo per i tricesimani ma per tutti i paesi dell’area collinare fino al 1997. Poi il loro impegno, sempre uniti, li ha portati a Qualso, all’osteria Da Fratin dove hanno lavorato fino a quando hanno preso in gestione un altro locale a Tricesimo, il bar trattoria Da Saccon.
«Il loro è sempre stato un ottimo esempio di ospitalità - commenta il sindaco di Tricesimo Giorgio Baiutti – grazie alla loro accoglienza e alla capacità di far sentire le persone a casa i clienti trascorrevano volentieri le ore all’interno del locale. Così capitava che da loro si esibisse la banda musicale, che si ritrovassero le associazioni o gli alpini».
Le penne nere, in particolare, si radunavano accanto a Rino che, fino all’anno scorso, quando già la salute aveva rallentato le sue molteplici attività, non aveva mai mancato un raduno. Un’altra passione che aveva coltivato per tutta la vita assieme alla moglie era quella per i funghi, e spesso i due coniugi andavano in montagna per raccoglierne alcuni che poi finivano in padella.
«Mio padre era come un orso dal cuore grande, non era mai sdolcinato, ma era un uomo buono e generoso» ricorda con commozione la figlia Antonella cercando di interpretare quella rusticità tipicamente friulana che caratterizzava il carattere di Rino Pilosio, un uomo diretto, che diceva le cose senza mezzi termini, né dietrologie. A scioglierlo c’era stato l’arrivo dei quattro nipoti e, un anno fa, del pronipote Juri, che lo riempiva di tenerezza. La malattia, che aveva affrontato con coraggio e determinazione, non aveva fiaccato la sua tempra.
Assistito dalle amorevoli cure dei familiari, una settimana fa era stato ricoverato in ospedale. I funerali saranno celebrati in forma privata secondo le disposizioni ministeriali.
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