Morto l’ingegnere amico di Lino Zanussi

Ernesto Raffin, 91 anni, aveva progettato i primi capannoni per l’imprenditore. Poi le chiese e le colonie al mare

PORDENONE. Si è spento ieri mattina all’ospedale di Pordenone, dove era stato ricoverato giovedì a seguito di un malore, l’ingegner Ernesto Raffin. Aveva 91 anni, compiuti il 7 marzo. Domani alle 20.30 verrà recitato un rosario di suffragio nella chiesa di San Giovanni Bosco, dove martedì alle 15.30 verranno celebrati i funerali. Lascia la moglie Rossana, sposata sessant’anni fa, e cinque figli, Stefano, Paola, Maria, Luca e Giulio.

Nato nel quartiere di Roraigrande, abitava da sempre in via Cividale, con studio in piazza XX Settembre. Sin da ragazzo iscritto alla Gioventù cattolica, quindi presidente dell’Azione cattolica. «Da sposato– ricorda la moglie – aveva lasciato i ruoli direttivi, ma era rimasto sempre molto vicino all’oratorio Don Bosco, della cui chiesa ha disegnato le vetrate e, avendovi compiuto gli studi, frequentava gli ex allievi».

Appassionato di disegno e pittura, come il padre Carlo, imprenditore edile, avrebbe voluto intraprendere quella strada. Ma, su suggerimento del genitore, all’università optò per ingegneria: «Per dipingere troverai il tempo», gli diceva, come ricorda la moglie. E così è stato, tanto che «nei fine settimana si chiudeva nel suo studio e disegnava e dipingeva». Oltre un migliaio di opere, «la maggior parte delle quali donava agli amici che apprezzavano il suo stile».

Sino ai novant’anni ha continuato a frequentare lo studio di piazza XX Settembre, oggi portato avanti dal figlio Stefano, laddove gli nacquero idee per molte opere realizzate soprattutto tra Pordenone, Piancavallo e Bibione. Si era laureato in ingegneria civile edile nel 1949, a Padova. Era amico personale di Lino Zanussi, per il quale progettò i capannoni del nascente colosso in via Montereale e a Porcia.

Molti altri edifici portano la sua firma: dall’oratorio Don Bosco alla Casa Madonna Pellegrina, da palazzo Moro, in centro, al Centro italiano femminile di Bibione, dove «ha costruito molti hotel quando la città balneare era ancora nascente», in collaborazione con la famiglia Monti, che lì aveva una tenuta.

E le chiese: oltre a quelle di Bibione, Caorle e Piancavallo, undici edifici sacri in Brasile, edifici imponenti realizzati in legno, dove per un periodo ha svolto la sua missione il fratello, don Odorico.

«Un uomo meraviglioso – ricorda la moglie Rossana –, pieno di vita e fantasia. Ha lavorato molto e non ha mai trascurato la famiglia». Il sindaco emerito Alvaro Cardin ricorda un professionista «che è stato un pilastro della progettazione ingegneristica pordenonese nel secondo dopoguerra. E la grande passione per l’arte: Pordenone, con la Società operaia, gli aveva reso omaggio proprio l’anno scorso, con una mostra».

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