Addio a Stefano “Roccia” Capitanio: tra i fondatori del gruppo Htb, era un riferimento per il tifo udinese
Meglio conosciuto con il suo soprannome, si è spento nella mattinata del 4 marzo all’età di 60 anni. Era molto noto sia nel mondo del calcio sia in quello del basket

La città perde uno dei punti di riferimento per tutto il tifo udinese, nel calcio come nel basket. Nella mattinata di martedì 4 marzo è mancato improvvisamente, dopo un malore, Stefano Capitanio, meglio conosciuto con il soprannome di “Roccia”. Aveva 60 anni. Nel 1980 era stato tra i fondatori del gruppo portante del movimento ultras di Udine, Hooligans Teddy Boys, acronimo Htb, che fece la sua prima apparizione allo stadio dietro lo striscione Hooligans. Erano gli anni della grande crescita della Curva Nord.
Chi lo conosceva lo descrive come un uomo appassionato, un trascinatore che amava lo sport. Senza dimenticare i suoi successi nel body building: nel 2012 aveva vinto i campionati del mondo che quell’anno si erano tenuti a Padova.
Aveva sempre vissuto nella zona di Baldasseria dove, come ricordano i suoi amici più cari, aveva aperto la palestra “Body center gym”, una delle prime del capoluogo friulano. Da alcuni anni si era trasferito a Rimini, «ma aveva sempre Udine nel cuore» e restava comunque un riferimento per i tifosi, soprattutto per quanto riguarda la pallacanestro. Era stato tra i promotori, in passato, sia del “Gruppo Deciso”, sia dell’unico gruppo che c’è attualmente, “Gioventù bianconera”.
Il Covid, nel 2020, lo aveva messo a dura prova. Era rimasto a lungo ricoverato, in condizioni gravissime. Come lui stesso ha ricordato in un recentissimo post su Facebook: «Tre marzo una data per me indimenticabile. Come indimenticabili le vostre telefonate e i vostri messaggi nei 36 giorni in cui ho “ballato”" tra la vita e la morte. Oggi, a 4 anni di distanza, ringrazio ancora una volta tutti i medici e gli infermieri del reparto Covid dell’ospedale Infermi di Rimini e tutti gli amici che sono stati così vicini alla mia famiglia».
«Stefano era una persona di una bontà d’animo infinita – racconta l’amico Michele Basso –, dietro a quella sua scorza che gli è valsa il soprannome di Roccia si celava un uomo sempre disponibile nei confronti del prossimo, allegro anche nei momenti più difficili, tenace e determinato. Sugli spalti del Carnera era un grande trascinatore sin da giovanissimo, riconosciuto ovunque nel panorama ultras italiano. Per me e per molti altri ragazzi è stato un vero fratello maggiore».
«Sì, certo, era un grande tifoso, un ultrà – sottolinea il cognato, Antonio Minervini – Ma la sua essenza va oltre schemi e pregiudizi. Sotto quella corazza che sembrava avere, aveva un cuore e buono e generoso. Al di là di tutto, era una persona positiva e piena di qualità. Chi l’ha conosciuto bene lo sa».
I funerali di Stefano Capitanio saranno celebrati a Udine, la data non è stata ancora definita.
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