«Mostriamo la faccia e non scappiamo»
UDINE. «Sono qui da stamattina perché trovo giusto mostrare la faccia». Lo dice chiaro, senza tentennamenti, Giovanni Rigo, storico socio di Cospalat e “volto” della cooperativa a Remanzacco dov’è proprio su un terreno di proprietà della sua famiglia che nel 2005 è stata costruita la casetta di legno che ospita lo spaccio.
Un punto vendita divenuto negli anni luogo d’incontro, prediletto soprattutto dai bambini che nell’area esterna al negozio possono dar sfogo alla propria esuberanza fisica in un parco giochi all’aperto forte di scivoli, altalene, mezzi agricoli baby e addirittura di un casello e un labirinto. Ieri mattina quel paradiso a misura di bambino era tranquillo. Così come tranquillo era il negozio: aperto regolarmente alle 8 con i prodotti esposti in mostra, latte compreso.
Come se l’inchiesta sul latte tossico fosse stata solo un brutto sogno e non invece la notizia del giorno. Un colpo durissimo per la cooperativa, che al di là della normalità apparente si poteva leggere nelle spalle curve di Rigo, insolitamente seduto fuori dal punto vendita. «Vivo qui, sono sempre stato qui e sono qui oggi a mostrare la mia faccia. Cospalat a Remanzacco sono io e non mi nascondo», dice rialzando la testa.
Dal negozio esce un papà con una bimba per mano. Dalla borsa biodegradabile spunta il tappo del “famigerato” latte. E Rigo puntualizza: «Se fosse contaminato i Nas lo avrebbero ritirato, invece il nostro latte è buono ed è in vendita». Fermiamo il papà. Fatta la spesa, lo stop allo scivolo è d’obbligo. Tempo di issare la piccola sul dondolo ed è da noi. Nessun timore? «Conosco diversi allevatori e credo nella serietà della cooperativa – dice -. Se ci fossero rischi per la salute non credo il latte sarebbe in vendita».
Da Remanzacco a via Aquileia, a Udine, lo scenario non cambia. Poco dopo mezzogiorno il negozio è praticamente vuoto. Una signora si ferma a guardare la vetrina per poi tirare dritto. Un’altra compra solo un litro di olio. La giornata anche qui scorre anomala. Le due commesse dicono di non poter rilasciare dichiarazioni. Anche loro hanno aperto regolarmente il punto vendita la mattina.
«Nessuno ci ha detto niente – affermano -. Abbiamo saputo tutto dai giornali. Al momento non abbiamo alcuna comunicazione». “No comment” è la secca risposta delle commesse nel negozio di Fontanabona a Pagnacco, “quartier generale” del presidente Renato Zampa. Qui, al lavoro, ce ne sono 4 e il punto vendita è ben più grande di quello in via Aquileia. Mancano dieci minuti all’una e la scena è la stessa.
Nell’esercizio non c’è nessuno, mentre una piccola folla anima l’esterno del negozio. Sono gli allievi di una classe terza della scuola internazionale del Tomadini che hanno scelto da tempo proprio Cospalat per festeggiare non uno, ma 5 compleanni.
Timori? «Abbiamo saputo dell’inchiesta questa mattina ed era troppo tardi per un cambio di programma, forse anche inopportuno finché non ci saranno certezze», dicono due accompagnatrici. Nel frattempo i bambini banchettano spensierati. Menu della giornata: pizza e torte, queste portate da casa. A scanso di equivoci.
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