Movida, controlli impossibili

A Pordenone quella della musica intesa come divertimento dagli uni o come rumore dagli altri sembra ormai una guerra di religione. L’Arpa ha otto uomini per tutta la regione e intervengono solo su pianificazione

PORDENONE. Rumore o musica ad alto volume? Schiamazzi o vivacità da tollerare? Quella della musica intesa come divertimento dagli uni o come rumore dagli altri sembra ormai una guerra di religione. Una guerra che però è inevitabilmente combattuta ad armi impari.

Perché se vale il principio per cui chi sbaglia paga, provare quando qualcuno sbaglia è molto difficile. Perché le rilevazioni acustiche vanno programmate per tempo e il personale che ha titolo per farle, nell’ambito dell’Arpa, si conta sulle dita di due mani.

Più schiamazzi che eventi, Pordenone senza notte bianca
Udine 11 Luglio 2014 notte bianca Copyright Foto Turco Massimo

E allora si apre una sfida: arrivare davvero a un patto che bandisca il rumore e dia spazio invece alla musica propriamente detta.

I rilievi. Tutto parte da un elemento: la verifica dell’appropriatezza del volume passa inevitabilmente attraverso controlli e misurazioni.

I controlli vengono fatti con una certa puntualità, ma le misurazioni, quelle che hanno un valore di legge e che possono portare effettivamente a provvedimenti sanzionatori e indiscutibili sono rari.

Polizia municipale. I primi a intercettare le proteste di chi, ben oltre le 23, subisce puntualmente i colpi sordi della filodiffusione di alcuni locali piuttosto che gli schiamazzi ripetuti da parte degli avventori, sono gli agenti della polizia municipale.

Il comando è dotato di fonometri, apparecchiature che servono a rilevare i decibel ma che producono rilevazioni indicative. Gli agenti registrano i dati e scrivono relazioni. Queste possono essere tenute in considerazione dalla magistratura, ma il dato incontrovertibile può arrivare solamente attraverso i rilievi fatti dall’Arpa.

Arpa. L’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, come spiega l’ingegner Franco Sturzi della direzione scientifica, svolge controlli tecnici strumentali che devono essere necessariamente concordati. Questo per diverse ragioni.

La prima è che i tecnici in grado di fare questo tipo di verifiche sono solamente otto in tutta la regione, una regione che d’estate ha centri come Lignano, Grado e Trieste che, da soli, avrebbero bisogno di una presenza costante.

La seconda sta nel fatto che a Pordenone non ci sono più tecnici che fanno questi rilievi: l’attività è stata concentrata su Udine, Gorizia e Trieste per cui i controlli vanno inevitabilmente programmati. Terza ma non ultima motivazione: verifiche di questo tipo richiedono un’attività di alcune ore nell’abitazione dove si registra il disagio.

La via d’uscita. «La nostra attività è importante, ma non può essere la soluzione a tutto. Se consideriamo quanti bar ci sono e quante potenziali fonti di rumore è evidente che l’accertamento strumentale non possa essere la soluzione.

Ovviamente noi ci muoviamo quando veniamo chiamati dalla polizia municipale, il più delle volte, programmando l’intervento con le parti in causa» spiega Sturzi. Un tema aperto è quello dell’insonorizzazione dei locali che potrebbe essere per esempio incentivata.

Già questo aiuterebbe non poco a migliorare la situazione. La seconda questione – sulla quale si sta concentrando il dibattito politico in città – è quella di una “rivoluzione” nel concetto di musica e aggregazione.

La sfida. L’idea dei consiglieri comunali che hanno proposto la delibera in discussione lunedì prossimo (Emanuele Loperfido, Riccardo Piccinato, Marco Salvador, Fausto Tomasello) è quello di portare la musica acustica nei locali e non solo per una fase sperimentale.

In questi giorni sono previsti una serie di incontri con le diverse parti in causa.

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