Movida in mascherina, i gestori dei locali: all’aperto non possiamo controllare

Dalla Mora (Fipe-Confcommercio) chiede aiuto per vigilare sugli assembramenti esterni. Le critiche all’ordinanza: andava concordata con noi non firmata da un giorno all’altro

UDINE. Il popolo della movida con la mascherina fuori dalla pista da ballo. L’ordinanza firmata domenica sera dal ministro della Salute, Roberto Speranza, nei temi e nei modi con cui è stata emanata non trova consensi tra i gestori dei pubblici esercizi che però si adeguano e chiedono aiuto alle forze dell’ordine per garantire il rispetto delle misure. Piuttosto di ritrovarsi nuovamente con i locali chiusi vigilano sulla clientela.

«Non saremo certo noi ad obbiettare» assicura il consigliere nazionale della Fipe-Confcommercio e rappresentante provinciale di Udine, Antonio Dalla Mora, auspicando però che le discoteche siano sostenute economicamente dal Governo. «Nel momento in cui si impone la chiusura – aggiunge – ai gestori bisogna dare la possibilità di coprire i costi». Questa volta l’ordinanza stringe le maglie al popolo della movida e quindi ai baristi, mentre i ristoratori assicurano che per loro cambierà davvero poco. «Anche perché – aggiunge Dalla Mora – i clienti senza mascherina non sono già ammessi nelle sale da pranzo».

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Detto questo, Dalla Mora si sofferma sull’obbligo di indossare la mascherina all’aperto, dalle 18 alle 6, fino al prossimo 7 settembre. «Ristoratori e baristi sono sempre state le sentinelle della legalità e continueranno a esserlo anche se quando la clientela arriva sul suolo pubblico il nostro intervento viene meno». Dalla Mora fa notare, infatti, che i gestori dei pubblici esercizi non possono costringere a indossare la mascherina i giovani che si radunano in strada o sui marciapiedi.

Ecco perché il rappresentante della Fipe-Confcommercio auspica che le forze dell’ordine continuino a operare al fianco dei gestori dei locali. Ribaditi gli obblighi dei titolari e dei gestori dei locali, Dalla Mora critica il modo in cui, da un giorno all’altro, il ministro Speranza ha imposto nuove restrizioni anti-Covid al ballo. «Prima di chiudere i locali – Dalla Mora si riferisce alle discoteche – bisognerebbe confrontarsi con i rappresentanti di categoria per capire se è stato fatto tutto il possibile per evitare l’aumento dei contagi».

E ancora: «Le modalità con cui vengono fatti i decreti e le ordinanze danno una cattiva idea di Governo, non si possono applicare le restrizioni da un giorno all’altro all’indomani di un giorno festivo.

Questi provvedimenti – insiste Dalla Mora – non danno l’idea di prevenzione». Il provvedimento è stato adottato a seguito dell’aumento dei contagi provenienti da oltre confine, non a caso dal 13 agosto è in vigore l’obbligo di sottoporsi al tampone per chi rientra da Croazia, Spagna, Grecia e Malta, e dei giovani che troppo spesso non rispettano il distanziamento sociale e non indossano la mascherina durante la movida.

Una cosa è certa: i titolari dei pubblici esercizi fanno il possibile per non incorrere in sanzioni che possono portare alla sospensione dell’attività per il mancato rispetto delle misure di prevenzione anti-Covid. «Il cliente premia chi applica le misure di prevenzione» assicura Dalla Mora, secondo il quale i locali chiusi dalle forze dell’ordine per mancato rispetto delle misure in vigore sono un’eccezione.

«In questo settore c’è un grande rispetto delle norme, i clienti privi di mascherina nei nostri locali non entrano». Ora la palla passa ai giovani anche se più di qualcuno concorda sulla necessità della stretta. Anche perché l’età dei contagiati si sta abbassando sempre più.


 

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