Municipio, aumenta la spesa per i pasti

PORDENONE. Solo chi lavora di più mangia. E non in senso figurato. Non tutti i dipendenti del municipio, infatti, hanno diritto ai buoni pasto: solamente quelli che si fermano in ufficio – almeno due ore – anche nel pomeriggio.
E a giudicare dalla spesa per i buoni pasto, gli stacanovisti sono aumentati visto che qualche giorno fa il servizio provveditorato ha approvato una determina che stanzia 14.762 euro in più per la ristorazione dei dipendenti «considerato che nel corso del 2014 si è verificato un imprevedibile aumento dell’utilizzo del servizio – si legge – da parte dei dipendenti comunali che ha comportato un aumento della spesa complessiva».
Il Comune, nel 2010, ha rinnovato il servizio sostitutivo di mensa per i dipendenti comunali alla Ristochef Spa per il periodo tra il primo marzo 2011 e il 28 febbraio 2015. L’importo complessivo è di 262 mila euro.
In Comune, così come avviene in Provincia, non è possibile prevedere al millesimo quanti buoni pasto saranno utilizzati perché solo i dipendenti che lavorano a tempo pieno o che comunque rientrano nel pomeriggio in ufficio per lavoro hanno diritto al buono pasto.
Normale, si dirà, e invece nella pubblica amministrazione non è sempre così. La Regione, che è poi quella che legifera e che è sovraordinata rispetto a Provincia e Comune, non dà proprio il buon esempio. I dipendenti regionali, infatti, non hanno diritto ai buoni pasto bensì a un’indennità mensa esentasse (che si traduce in qualche centinaia di euro in più in busta paga) sia che si fermino in ufficio il pomeriggio, sia che terminino servizio prima.
E questo alla faccia del famigerato comparto unico che dovrebbe mettere i dipendenti pubblici degli enti locali tutti sullo stesso piano.
Del resto non è l’unico privilegio di cui i dipendenti regionali godono rispetto ai “cugini” di Comuni e Province.
Per esempio i regionali possono beneficiare dell’anticipo del trattamento di fine rapporto, mentre i dipendenti di Comuni e Provincia non hanno questa possibilità. Certo, se si va a spulciare negli apparatistatali e nei Ministeri si scopre una giungla di trattamenti diversi.
Ma in un regione piccola come il Friuli Venezia Giulia fa specie che ci siano differenze di questo tipo. Soprattutto in una fase storica in cui, agli occhi dell’opinione pubblica, già il fatto di avere un lavoro sicuro viene visto come un “privilegio”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto