Nascondeva ferro nel cesto panettiere denunciato per truffa

UDINE. Tondini di ferro nel cesto del pane, per aumentare il peso della merce e caricare i guadagni. È l’accusa che il Centro commerciale Discount spa di Pozzuolo ha mosso nei confronti di Massimo Porta, titolare dell’omonimo panificio di Risano e fornitore di fiducia dei suoi sei punti vendita. L’episodio dal quale è scaturita l’indagine, condotta dai carabinieri di Udine e approdata nei giorni scorsi in Procura, risale al 29 maggio. Il sospetto di Elio Beltrame, legale rappresentante della catena di supermercati, però, è che quello scoperto nel market di Fiumicello sia soltanto l’ultimo di una serie di raggiri che il panettiere avrebbe realizzato con il trucco del bilanciere a partire dal 2011 e per un danno complessivo di oltre 30 mila euro. Tutt’altra la ricostruzione di Porta, che, già un mese fa, oltre a inviare al Centro commerciale una diffida volta a ottenere il pagamento delle consegne di marzo, aveva denunciato alla magistratura le modalità con le quali sarebbe stato costretto a sottoscrivere l’ammissione della propria colpevolezza.
La battaglia legale. Due, dunque, gli atti di denuncia-querela presenti sul tavolo del pm. Da una parte, quello dell’imprenditore che, attraverso l’avvocato Maurizio Miculan, ha ipotizzato il reato di truffa, riservandosi ulteriori azioni in sede civile per il ristoro del danno morale. Dall’altro, quello del panettiere che, rivoltosi per l’assistenza legale al dottor Alberto Duca, del foro di Gorizia, ha lamentato di avere subìto minacce e violenze e, referto medico alla mano, chiesto a sua volta il risarcimento dei danni patiti.
Il “buco”. A mettere sul chi va là il Discount era stato l’atteggiamento con il quale Porta - a dire del personale - era solito pesare il pane: troppo attento a non avere nessuno intorno, per non destare sospetti. Le successive verifiche contabili sulle quantità di merce acquistata e sui ricavi del venduto avevano evidenziato anomalie tali, da rendere necessari ulteriori approfondimenti. L’esito, relativo agli incassi di tutti i punti vendita negli ultimi due anni, aveva infine portato a calcolare un ammanco di 30 mila 148,41 euro: 9.186,10 nel 2011, 14.904,93 nel 2012 e 6.057,40 nel 2013. Da qui, il “blitz” di fine maggio, che aveva permesso di “pizzicare” il panettiere con la “zavorra” nel cesto.
Il meccanismo. «Richiesto di chiarimenti - ha ricordato l’avvocato Miculan nella denuncia-querela - Porta ha confessato, anche per iscritto, di aver “gonfiato” le forniture di pane, inserendo all’interno dei cesti che lo contenevano dei tondini di ferro del peso di 14,6 chili l’uno e si è impegnato a risarcire il danno al Centro commerciale». Invece delle scuse, di lì a poco, era arrivata una lettera di diffida, con la quale il difensore del panettiere sollecitava il saldo delle fatture relative alle forniture di marzo, per un importo di 27.622,80 euro. Un ultimatum al quale Beltrame aveva risposto passando a propria volta alle maniere “forti”. Naturalmente, con tanto di dichiarazione confessoria allegata alla querela.
La tesi difensiva. «Non c’è stata alcuna ammissione». Il dottor Duca è categorico e altrettanto lo è stata la denuncia presentata a fine giugno. «Il mio cliente - dice - è stato costretto con metodi assai poco ortodossi a firmare una dichiarazione, peraltro molto lacunosa e generica. È stato minacciato e malmenato e sul punto disponiamo della testimonianza di una delle persone presenti all’episodio e del referto medico con prognosi di meno di 20 giorni rilasciato dall’ospedale di Monfalcone». La confessione era avvenuta davanti a Beltrame e a due dipendenti, tra cui l’ispettore del supermercato che aveva sorpreso Porta con il cesto pieno di ferro. Respinta anche l’ipotesi della sistematicità del meccanismo truffaldino. «Gli eventuali motivi di doglianza - continua il legale - vanno riferiti al solo episodio del 29 maggio e non certo a tutto il periodo antecedente, visto che abbiamo tonnellate di carte, tra fatture e bolle di consegna, mai contestate. Se c’era chi le firmava, vuol dire che non presentavano problemi di sorta. A ogni buon conto, Porta era colui che si limitava a consegnare il pane dalla produzione ai vari punti vendita».
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