«Nat, sei un angelo in bicicletta che va in giro per il cielo»

MANIAGO. «Dobbiamo connetterci di più con la vita vera, tutti assieme. Dobbiamo parlare tra noi, senza nasconderci dietro a uno schermo. Non possiamo fermarci alle apparenze e ai sorrisi di circostanza. Spesso siamo convinti di conoscerci, in realtà non ci conosciamo sino in fondo».
Questo, secondo i compagni di classe di Nat Del Mistro, il 17enne maniaghese trovato morto la scorsa settimana nell’area del ponte Giulio a Montereale, è il messaggio che il coetaneo ha voluto lanciare loro. La storia di Nat insegna che bisogna andare oltre, scavare nel profondo delle persone, parlare e confrontarsi. Faccia a faccia e non soltanto affidando i propri pensieri a messaggi inviati da cellulari e computer.

Anche il parroco di Maniagolibero, durante la cerimonia funebre, lo ha messo in evidenza. «Non bisogna rimanere nascosti dietro ai telefonini, soli con i propri monologhi – è il monito del prete –. La storia di Nat deve farci riflettere: i giovani, soprattutto se in difficoltà, devono confidarsi con gli adulti. Il dialogo è importante. Questa funzione religiosa deve fungere da sprone per scoprire il senso di famiglia, di comunità, di questa vita e di quella eterna».
Il ricordo di Nat rimarrà indelebile nei cuori e nelle menti di quanti lo hanno conosciuto: gli amici lo hanno descritto come «un ragazzo sincero, buono, educato e soprattutto uno spirito libero. Mi piace ricordare la tua creatività – ha detto un amico durante il funerale –. Eri deciso, originale, diretto, vero e sempre con la battuta pronta. Sapevi farmi ridere nei momenti tristi: mi mancheranno i tuoi sorrisi e le tue risate contagiose. Ovunque tu sia, sappiamo che sei felice. Ti auguriamo di avere trovato la pace».
Assieme ai ricordi restano tanti interrogativi. «Non riusciamo a spiegarci il perché di quanto accaduto – ha dichiarato un amico del 17enne –. Davanti a noi abbiamo un foglio bianco che resta vuoto. Ed è proprio il vuoto che hai lasciato dentro di noi».
Non riescono a darsi pace familiari, amici e compagni della terza Ipsia dell’istituto Torricelli di Maniago. «Dimostravi forza e tenacia, ostentavi una sicurezza che forse non avevi – ha osservato una compagna di classe –. I ricordi che abbiamo di te ci fanno tutti sorridere. Non dimenticheremo la tua camminata molleggiata, il parlare al contrario, gli occhiali da sole, le cuffiette e i capelli bianchi che dicevi essere segno di saggezza. Ma soprattutto la tua bici, che adoravi e non facevi toccare a nessuno».
Quella bici che ha accompagnato Nat sino alla fine. «Nat ora sarà in giro per il cielo, in sella alla sua adorata mountain bike – ha detto il parroco –. Un angelo in bicicletta, che ci invita a non avere paura, a fidarci, a parlare senza pettegolezzi e cattiverie. Questo è il messaggio che ci ha lanciato Nat e su cui dobbiamo fermarci a riflettere».
Il parroco si è soffermato pure sul fatto che «il Libro della sapienza ci ricorda che si può morire prematuramente. Noi non pensiamo mai alla morte perché non riflettiamo sul vero senso della vita. Invece dovremmo farlo. Nulla accade per caso: tutto ha un senso nel progetto divino». A stringersi attorno ai familiari, oltre a parenti e amici, anche rappresentanti della scuola e del Comune di Maniago.
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